Ticino, meno imprese nel 2004

"Ticino, una delle regioni più dinamiche della Svizzera", così titolavano i giornali solo pochi giorni fa scrivendo della creazione di imprese nel 2004. Di un Ticino vincente ha parlato anche il Dipartimento delle Finanze e dell'economia (Dfe) in un bilancio che ha stilato la settimana scorsa sui 10 anni di promozione economica secondo la strategia adottata dal Dfe con le 101 misure e il "Libro Bianco" di Carlo Pelanda. Tutte buone notizie che sono venute a grappolo. "Il Ticino è fra i Cantoni più benestanti", ha poi dichiarato trionfante Sergio Morisoli, coordinatore del Dfe, alla notizia che la Confederazione ha stabilito che per il 2004-2005 il Ticino sarà uno di quei Cantoni che dovrà versare qualcosa nel paniere della compensazione intercantonale. Ma come si spiega allora l'alta disoccupazione? O, ancora, i gridi d'allarme per la salute delle casse cantonali? Siamo davvero in un cantone in cui nascono più imprese di quelle che falliscono? Stiamo davvero meglio che 10 anni fa?


Queste sono le cifre della "rivincita ticinese" che ci sono stati forniti: dal 1999 al 2003 sono state create 3'056 imprese con 6'660 posti di lavoro. O ancora, ci è stato detto (correttamente), nel 2004 sono nate ex-nihilo (cioè vere e proprie nuove imprese e non "passaggi di mano") 608 imprese per un equivalente di un grado di occupazione di 1'309 addetti a tempo pieno e parziale. Il bicchiere è mezzo pieno, ed è giusto vederla così. È però altrettanto vero che se di primo acchito si rapporta ai posti di lavoro che ha saputo creare questa nuova imprenditorialità i dati assumono una nuova dimensione. Cioè ognuna di queste nuove aziende occupa una media di due addetti. Poca cosa, che fa subito pensare ad una microimprenditorialità. Ma si tratta pur sempre di posti di lavoro, anche se non se ne conosce la natura.
Ci sono però alcune domande, ancora più importanti, che non ci si è posti (o non si è voluto porsi). Si è finora omesso di guardare l'altra faccia della medaglia: quante sono le imprese che sono fallite in Ticino e soprattutto quale è il saldo fra nascite e decessi?
Lo stesso Arnoldo Coduri, direttore della Divisione dell'economia, non è stato in grado di dire quante di quelle 3'056 imprese nate fra il 1999 e il 2003 sono ancora in piedi e quale reddito sono state in grado di creare. Nulla si è neppure potuto leggere a riguardo sulla pubblicazione "Dieci anni di promozione economica". Area si era già occupata della creazione di imprese in Ticino per quanto riguarda l'anno 2003 (si veda il numero 52-53 di dicembre 2005) e allora l'Ufficio federale di statistica (Ust) scriveva in questi termini del nostro Cantone: «due Grandi Regioni si caratterizzano tuttavia per dei risultati meno brillanti: si tratta del Ticino (tasso di decesso: 4,5 per cento e meno 2,3 per cento per il numero di addetti) e della Regione Lemano....». Si leggeva poi poco più in là: «tra i cantoni con un saldo negativo (di creazione di imprese, ndr), i risultati peggiori sono stati ottenuti in Ticino (meno 228)...». E ancora: «non sembra affatto sbagliato affermare che la Svizzera romanda e il Ticino sono i grandi perdenti di questo raffronto tra creazioni e chiusure di imprese».
Possibile ora che nel 2004 la rotta si sia invertita in maniera così stupefacente (si vedano i grafici in pagina)? C'è perlomeno da augurarselo. Ma è bastato girare la domanda ad Andrea Grossi, responsabile del dossier presso l'Ust, per vedere svanire le speranze: «abbiamo pubblicato le statistiche per quanto riguarda la creazione ex nihilo di imprese in Svizzera per il 2004, mancano ancora i dati sui decessi reali di imprese. Ci stiamo lavorando. Ma posso comunque anticiparle che anche nel 2004 in Ticino ci sono più decessi che nascite. Il saldo alla fine è negativo, questi sono risultati provvisori ma li ritengo attendibili». Ma come si spiega allora quel più 18 per cento del Ticino per rapporto all'anno precedente che lo mette in prima fila per la percentuale di crescita nella creazione di imprese: «bisogna tener conto del fatto – ci ha spiegato Grossi – che quando nel 2002 la Svizzera ha avuto un'ondata di decessi di imprese il Ticino è fra quelli che aveva perso di più. È chiaro che se la base da cui si parte è piccola, perché in termini assoluti la creazione di imprese in Ticino non è stupefacente, ogni aumento sembrerà notevole». Il funzionario rende poi ancora attenti sull'interpretazione delle cifre fornite: «bisogna pensare che anche chi apre un piccolo take away è considerato una nuova impresa. È chiaro che se da una parte riflette il dinamismo di un tessuto economico, ma dall'altra bisogna raffrontarlo con dei dati globali per poter cantare vittoria. Si deve vedere che tipo di posti di lavoro vengono creati e specialmente quanto riescono a sopravvivere sul mercato. Molti di questi piccoli commerci chiudono nel giro di uno-due anni. Ma se si vogliono vedere le cose in maniera positiva si può dire che è vero che il Ticino ha perso ancora imprese anche nel 2004, ma che il saldo non è più negativo come gli anni precedenti».
Come è possibile allora cantare vittoria per il Dfe? È corretto fornire al cittadino solo una parte della verità? Il Dfe in questi 10 anni ha scommesso su un Ticino aperto all'economia globale cercando con sgravi fiscali e altri incentivi di attirare imprese innovative che possano creare un nuovo tessuto imprenditoriale in Ticino. Si è parlato di un'impresa che non fa concorrenza grazie ai bassi salari, ma con la qualità dei prodotti e il loro vantaggio competitivo dato dall'innovazione. Ci è riuscito? Oppure continuiamo ad essere l'Asia della Svizzera dove ancora troppe aziende contano sul basso salario dei frontalieri? È vincente la scelta di sviluppare la logistica in Ticino? È davvero "innovazione"?
Ci vuole un altro tipo di bilancio su questi 10 anni da "101 misure". Un bilancio che deve andare oltre alle mezze verità e all'opportunità politica in vista delle prossime elezioni cantonali.

Pubblicato il

09.06.2006 02:30
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