Tira l’export dei rifiuti

La Guardia di finanza scopre in una ex cava di Viggiù un deposito abusivo di rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera. La notizia, ripresa dai media locali, ha scatenato interesse e preoccupazione per il rischio di una Gomorra Insubrica. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, area fa il punto della situazione.

Pochi minuti dopo aver superato il confine del Gaggiolo, percorrendo la strada in direzione di Viggiù, si svolta a destra in una stradina sterrata per scendere in zona Bevera. Prima della discesa, lo sguardo si sofferma sulla Val Ceresio, dove numerose sono le ferite inferte alla natura dall'attività di estrazione della pietra. A metà discesa, nel bel bosco dove sopravvivono sparuti ed eleganti esemplari di Pino silvestre, si trova la cava Femar della famiglia Belotti. Proprio qui era diretto il camion dell'impresa di autotrasporti Pirazzi e Bignotti Sa di Agra, prima di essere fermato e sequestrato per una settimana dalla Guardia di finanza nel settembre dello scorso anno con l'accusa di trasporto abusivo di rifiuti tossici. Ora la cava Femar è chiusa, posta sotto sequestro dalla Procura di Varese per deposito abusivo di rifiuti tossici. Dai rilevamenti emersi dalla Guardia di finanza, i proprietari della Femar sono accusati di aver depositato nell'ex cava circa 133mila metri cubi di materiale di demolizione contenente anche amianto, arsenico e nichel, pregiudicando così l'ambiente circostante. Parte di questo materiale sarebbe stato trasportato dalla ditta elvetica. Quest'ultima ha diramato un comunicato stampa nel quale dichiara: «non ci risulta che il carico contenesse rifiuti tossici». La ditta conferma il sequestro del camion, ma afferma a tutt'oggi di non aver ricevuto notifica di denuncia «da parte italiana o elvetica». Dalla Procura di Varese comunicano di non aver inoltrato alcuna denuncia perché la procedura non lo prevede. Con ogni probabilità entro un mese chiuderanno la pratica, dando quasi per certo il rinvio a giudizio degli indagati. Dal canto suo, la ditta di Agra ha affermato di aver effettuato una ventina di viaggi verso la Cava Femar per un totale di 200 metri cubi e quindi di non essere responsabile dei 133mila metri cubi ritrovati nella cava Femar.  
L'impresa ticinese ha indicato in alcuni cantieri luganesi la provenienza del materiale del camion sequestrato. A questo punto occorre una precisazione. Il Ticino non ha sufficiente sabbia e pietra per ottenere del calcestruzzo di qualità, necessario per far fronte alla domanda interna del settore edile, in particolare in questi anni di boom edile. La gran parte della ghiaia e sabbia arriva proprio dalle cave del Varesotto. L'impresa di autotrasporti quando si reca nel Varesotto a prendere la sabbia, per evitare di fare il viaggio d'andata vuoto, carica l'autocarro di materiale di scavo o di demolizione dei cantieri ticinesi e lo deposita nella ex cava. Ma perché non depositarlo a Cà del Boscat, la discarica di Stabio, che si trova proprio sulla tratta, invece di correre dei rischi scaricandolo nella ex cava varesina?
Occorre un'altra precisazione: in Italia, come nel resto dei paesi europei, ogni tipo di amianto, anche quello definito "meno pericoloso", l'amianto-cemento, deve essere smaltito come rifiuto speciale. Anche per il trasporto è necessaria un'apposita autorizzazione. In Svizzera, nella patria dell'impero dell'Eternit dei fratelli Schmidheiny, è consentito depositare nelle discariche l'amianto-cemento senza alcun problema, così come trasportarlo. Nella discarica di Stabio smaltire l'amianto-cemento costa 25 franchi al metro cubo. In Italia molto, ma molto di più. A meno che non lo si faccia abusivamente.  
Sulla stampa insubrica erano circolate delle supposizioni sulla provenienza del materiale depositato, che indicavano nella discarica Cà del Boscat di Stabio l'origine del traffico dei rifiuti. Fonti interne alla Procura di Varese affermano, per ora, di non avere riscontri che provino il collegamento tra la cava di Viggiù e quella di Stabio.
La stessa Procura di Varese ha però aperto un'altra inchiesta sulla discarica di Stabio a seguito di un esposto di alcuni residenti di Gaggiolo, frazione di Cantello (si veda l'articolo sotto), per i rischi a salute e ambiente del deposito di residui di Eternit. Mario Agostinelli, ex segretario generale della Cgil Lombardia e ora capo gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista al Consiglio regione Lombardia, ipotizza un collegamento tra le due discariche. «Temo però che ci sia un filo di veleni che lega il deposito di Gaggiolo alla cava abusiva Femar di Viggiù» scrive il consigliere lombardo nel suo blog.
Un dubbio avanzato anche in Ticino, dove alcune fonti ipotizzano camion carichi di materiale in partenza dalla discarica di Stabio in direzione dell'Italia. Va precisato che, se la notizia fosse confermata, non c'è alcun comportamento illegale da parte dei gestori della discarica di Stabio. Il guadagno di quest'ultimi sarebbe di svuotare la discarica in modo da poterla riempire con nuovo materiale. Il reato, caso mai, verrebbe commesso dagli autotrasportatori una volta varcato il confine nel caso non dichiarino correttamente il contenuto del carico. E naturalmente lo commetterebbe il proprietario del terreno nel quale verrebbe depositato abusivamente il materiale da demolizione considerato tossico in Italia.
Già nel 2006, nei terreni del deposito di un'azienda di trasporti di Cantello, l'inchiesta del Sostituto Procuratore di Varese, Tiziano Masini, portò alla luce 12mila metri cubi di catrame liquido, eternit e amianto. Sostanze pericolose stoccate sotto terra e riportate alla luce solo con l'aiuto di ruspe ed escavatori. Con il sospetto, manifestato dagli inquirenti, che il materiale nocivo potesse provenire dalla Svizzera. D'altronde in Ticino, con il boom edilizio, di rifiuti edili se ne sono prodotti in gran quantità.
L'Ufficio gestione rifiuti cantonale ha recentemente pubblicato sulla rivista Dati la statistica sui rifiuti prodotti in Ticino.
In ragione del boom edile, si legge, il volume di rifiuti depositati nelle discariche per materiale inerti è quasi raddoppiato, costringendo il Cantone negli ultimi 3 anni ad ampliare la capacità di 2 milioni di metri cubi per il totale delle sette discariche autorizzate. Saranno state sufficienti?

Un muro di inerti segna il confine

A Stabio, proprio lungo la ramina che divide la Svizzera e l'Italia, in terra elvetica c'è una discarica di inerti gestita da privati. Dall'altro lato della rete, vivono invece delle persone, abitanti del comune italiano di Cantello.
Dalle loro finestre hanno visto crescere giorno dopo giorno, una piccola montagna d'inerti. Mentre la collina cresceva, il sole si alzava sempre più tardi per gli abitanti di Cantello. Oggi il sole arriva due ore dopo di quando il mucchio d'inerti non esisteva. Gli abitanti, organizzatisi in un movimento civico, hanno iniziato a reclamare per questa collina di rifiuti che cresceva proprio a fianco delle loro case.
Alcuni politici locali hanno ascoltato la loro protesta, trasformandola in un problema della Provincia Varese, poi della Regione Lombardia e infine un problema diplomatico tra gli Stati, Italia e Svizzera. Ma la ramina ha un potere enorme. Ciò che difficilmente sarebbe stato consentito sul suolo svizzero, una discarica a fianco di abitazioni, è invece concesso proprio perché le case se ne stanno al di là del confine.
Anzi, la discarica ora raddoppia. Stabio infatti qualche settimana fa ha rilasciato l'autorizzazione alla domanda di ampliamento della Gedis Sa e Robbiani Sa. L'unica concessione ottenuta dai residenti e la Provincia è stata la riduzione dell'altezza massima della collina da 42 a 32 metri.
Ma non sono solo le minori ore di luce solare ad inquietare gli abitanti. In quella discarica, in perfetto ossequio alle leggi della patria dell'impero dei fratelli Schmidheiny della Eternit, si può depositare materiale di demolizione contenente anche amianto del tipo cementato. In Italia questa pratica è invece proibita, poiché l'amianto è considerato rifiuto pericoloso. Preoccupati per la loro salute, i cittadini di Cantello hanno presentato un esposto alla procura di Varese la quale ha avviato indagini sugli eventuali effetti nocivi alla salute e all'ambiente su suolo italiano causati dai liquami dalla discarica elvetica. Stando alle autorità ticinesi però non vi è nessun pericolo per l'ambiente e per le persone. Se così fosse, dicono i cantellesi, perché non vi fate la discarica vicino alle vostre di case?


Pubblicato il

10.04.2009 01:00
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