Tre ratti dividono i partiti borghesi

La propaganda in stile filonazista dell’Udc svizzera ha colpito ancora. Questa volta ad essere recuperati dal passato più buio della recente storia europea sono i ratti, quelli che i nazisti utilizzavano in Germania per raffigurare gli ebrei. Ora i ratti sono tornati, si sono tinti di rosso e danno l’assalto ad un portamonete sui manifesti che il partito di Christoph Blocher e Samuel Schmid ha preparato in vista delle votazioni del prossimo 16 maggio. Il disegno, nel solito stile anni ’30, è accompagnato dalla scritta: «Ecco cosa vogliono quelli di sinistra: rovinare il nostro Paese – ancora più imposte, annientare i posti di lavoro, distruggere l’Avs». Eppoi lo slogan: «No all’aumento dell’Iva». Chi pensava che con l’entrata a pieno titolo in Consiglio federale l’Udc avrebbe almeno cambiato stile si sbagliava dunque di grosso. E allora non è forse un caso che se a sinistra le reazioni a questo ennesimo colpo basso dell’Udc sono state molto distaccate, quasi che i ratti rossi in fondo non sorprendano più di tanto, i partiti borghesi stanno invece dando vita ad un vero e proprio psicodramma che può seriamente mettere in pericolo la compattezza con cui intendono presentarsi alle votazioni del 16 maggio. Il risveglio di gran parte della destra dall’incanto del 10 dicembre è abbastanza brusco. Mentre infatti il portavoce del Partito socialista svizzero Jean-Philippe Jeannerat si limita a commentare che «flirtando con una retorica stomachevole l’Udc non è più credibile e finirà con l’autodistruggersi», e mentre l’Unione sindacale svizzera ha preparato un ironico manifesto di risposta che riprende gli stessi ratti rossi ma che si rincorrono con la scritta «noi facciamo qualcosa per il futuro dell’Avs», ecco che fra democristiani, radicali e liberali è un continuo prendere le distanze dall’ultima trovata dell’Udc. Il partito di Ueli Maurer, tirando troppo la corda, è dunque riuscito nell’impresa di incrinare la solida maggioranza di destra che da dicembre regge le sorti della Svizzera. Se martedì è stato presentato un comitato che raggruppa rappresentanti di Udc, Prd e Ppd a sostegno del pacchetto fiscale (e soltanto di quello), sia i radicali che i democristiani stanno costituendo propri comitati per distanziarsi dallo stile (e non solo da quello) dell’Udc. Se per il Ppd è anche questione di sostanza (a differenza degli altri due partiti borghesi i democristiani sono per il sì all’aumento dell’Iva), per i radicali è prima di tutto una questione di forma: vogliono sostenere una campagna con argomenti razionali anziché con insulti all’avversario. Ma nemmeno nel comitato a sostegno del pacchetto fiscale, sostenuto a suon di milioni da Economiesuisse, la concordia regna sovrana: c’è da fare i conti non solo con l’opposizione di molti consiglieri di Stato borghesi nei singoli cantoni (addirittura i due Udc di Zurigo), ma anche con le chiare prese di distanza dallo “stile Udc” e con l’astuzia del Ppd, che è riuscito ad imporre il suo colore, l’arancione, sui manifesti, per dare il marchio del “partito delle famiglie” a tutta la campagna. A far discutere sono però soprattutto i ratti rossi. L’Udc li ha mandati in campo senza dir nulla agli alleati all’indomani della cocente sconfitta di Prd e Udc sul controprogetto all’iniziativa “Avanti”. Le risposte non si sono fatte attendere. Già giovedì scorso in occasione dei colloqui fra Consiglio federale e partiti di governo il presidente dell’Udc Ueli Maurer è stato pesantemente criticato dalla presidente ad interim del Pdc Doris Leuthard. Nel week-end hanno rincarato la dose il nuovo stratega del Prd, il consigliere nazionale zurighese Ruedi Noser («un partito liberale non tratta gli avversari come ratti»), e il presidente della frazione parlamentare radicale Fulvio Pelli: per loro non ci sono dubbi, ci si deve distanziare dal modo di far politica dell’Udc costituendo un comitato radicale autonomo in vista del 16 maggio. In Svizzera tedesca è intervenuta addirittura la Federazione delle Chiese protestanti per condannare il manifesto dell’Udc: esso dimostrerebbe «disprezzo per l’avversario politico e per la dignità umana» e ricorda «la propaganda e le manipolazioni dell’epoca del nazismo».

Pubblicato il

20.02.2004 01:00
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