Troppi nanetti in Ticino

Noi ticinesi dobbiamo vergognarci. L'ennesima uscita razzista di Giuliano Bignasca sul Mattino della domenica al grido di "Troppi neri in nazionale" è una nuova tappa nel deterioramento della cultura politica e del clima sociale in Ticino. Ma vergognarci dobbiamo non per il Nano stesso, ché la bassezza della sua statura morale non è degna del nostro rossore. Vergognarci dobbiamo per quei tanti, troppi nanetti e nanerottoli che hanno permesso e permettono alla incivile prepotenza di Bignasca di imporsi dove, come e quando vuole in questo Ticino di destra fatto per metà di codardi e per metà di furbetti del quartierino.
Bignasca è quel che è diventato perché alla Lugano da bere va bene che qualcuno faccia i lavori sporchi. Bignasca è quel che è diventato perché troppi moderatori nei dibattiti televisivi l'hanno lasciato fare anche quando manifestamente abusava del mezzo. Bignasca è quel che è diventato perché fa comodo agli affaristi da sacrestia, che dal tempio buttano fuori Gesù sperando di ricordarsi di pentirsene in punto di morte. Bignasca è quel che è diventato perché ha potuto contare sull'accondiscendenza di una fascia troppo ampia della cosiddetta elite economica, politica e culturale ticinese. Che non pare intenzionata a ravvedersi. Le reazioni di questi giorni sono in molti casi rituali o piene di distinguo, uno "stavolta ta l'è faia grosa, Nano" con pacca sulla spalla e sorrisetto ebete che rimarrà senza alcuna conseguenza pratica. Ancora una volta.
Per porre fine all'irresistibile ascesa di Giuliano Bignasca e alla diffusione del suo veleno razzista c'è un solo modo, va isolato. Come Le Pen in Francia. È un'idea astratta? Non è vero. Proviamo a vedere cosa succederebbe se la squadra nazionale svizzera di calcio rinunciasse a venire in ritiro a Lugano in vista dei prossimi campionati europei. Forse qualcuno comincerebbe a capire che con la dignità umana non si scherza. Forse, per fare un esempio, lo capirebbero anche le Aziende industriali della città di Lugano (Ail), aziende interamente di proprietà della città che da anni sponsorizzano, quale unico giornale politico, il Mattino della domenica al ritmo di oltre centomila franchi all'anno. Una chiara scelta di campo, quella delle Ail, di fatto a sostegno del razzismo. Coi soldi di tutti.
Resta il fatto che essere straniero in Svizzera è sempre più difficile. Se un calciatore di origine africana gioca in nazionale sbaglia. Qualche settimana fa la stessa destra nazionalista aveva rimproverato ad un suo collega di origine croata di aver optato invece per la maglia della Croazia. Se questo è ciò che vivono e sentono persone tutto sommato privilegiate come possono essere i calciatori di successo, figuriamoci le angherie che subiscono ogni giorno quelle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori migranti e le loro famiglie che assieme agli svizzeri stanno costruendo la prosperità di questo paese. È giunta l'ora della solidarietà, più urgente che mai. Le elezioni federali del 21 ottobre anche a questo devono servire: a spegnere l'incendio prima che ne perdiamo il controllo.

Pubblicato il

31.08.2007 00:30
Gianfranco Helbling
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