Un 4 novembre anche per loro

I tempi stringono, la pressione cresce. Imbianchini e gessatori della Svizzera tedesca e del canton Giura e pittori ticinesi sono senza contratto collettivo (Ccl) da più di tre settimane. Nonostante la ripresa delle trattative, il vuoto contrattuale si protrae. Intanto, pittori e gessatori della Svizzera tedesca hanno animato i primi scioperi di avvertimento per rivendicare il prepensionamento a 62 anni. E mentre mancano pochi giorni allo sciopero nazionale indetto dal Sindacato edilizia & industria (Sei) per lunedì (al momento di andare in stampa nulla lascia presupporre che possa essere revocato), due date cardine si avvicinano a grandi passi. La prima è quella del 30 aprile quando – in mancanza di un accordo fra le parti – il Segretariato di Stato dell’economia chiederà al Consiglio federale di revocare la dichiarazione di obbligatorietà generale – valida fino al termine del 2005 – del Ccl disdetto dal Sei il 21 febbraio di fronte all’intransigenza padronale sul prepensionamento. L’assenza di disposizioni contrattuali nell’imminenza dell’entrata in vigore, il 1.giugno, della libera circolazione delle persone, rischia di creare il caos in un settore che si ritroverebbe sprovvisto dello strumento che meglio di altri arginerebbe fenomeni di dumping sociale e salariale. Ed è per evitare il caos che pittori e gessatori esigono dal padronato che mantenga la promessa formulata a suo tempo: il prepensionamento a 62 anni va realizzato, e subito! A meno di improbabili sorprese dell’ultima ora, lunedì imbianchini e gessatori incroceranno le braccia per reclamare a gran voce ciò che per il momento il Sindacato edilizia & industria (Sei) non ha potuto ottenere al tavolo delle trattative: il pensionamento anticipato a 62 anni sulla base del cosiddetto “modello romando” (si veda anche box sotto) che verrà applicato a partire dal prossimo 1. luglio, un adeguamento salariale di 100 franchi mensili e una settimana in più di ferie sull’arco dei tre prossimi anni. Le rivendicazioni sindacali si sono scontrate sin qui al muro eretto dall’Associazione svizzera impresari pittori e costruttori (Asipg), l’entità mantello del padronato che dopo essersi impegnato nel 2002 ad elaborare un confacente modello di prepensionamento da applicare a partire dal 1. gennaio 2004, da mesi è inamovibile. A suo dire il modello di pensionamento anticipato proposto dal Sei non è finanziabile. Sostenibile a medio termine sarebbe invece, secondo l’Asipg, un pensionamento flessibile a partire da 63 anni finanziato pariteticamente da datori di lavoro e dipendenti con una trattenuta del 2 per cento sui salari. I negoziati per il rinnovo del Ccl fra i sindacati Sei e Syna e l’associazione padronale sono ripresi poco più di una settimana fa, a poco meno di un mese e mezzo dall’abbandono del tavolo delle trattative da parte dell’Asipg che nel frattempo ha cercato un accordo separato con il sindacato cristiano Syna. Il tentativo è stato sventato dallo stesso Segretariato di Stato dell’economia. Il seco ha ricordato all’associazione mantello degli impresari del settore che un Ccl concluso solo con un sindacato che non rappresenta che il 26 per cento dei lavoratori organizzati (contro il 74 per cento rappresentati dal Sei) non avrebbe potuto essere dichiarato di obbligatorietà generale. Così da giovedì scorso Sei, Syna e Asipg sono nuovamente seduti al tavolo delle trattative senza però aver trovato sin qui una soluzione per sbloccare la situazione di impasse. Le modalità del pensionamento anticipato continuano a costituire il pomo della discordia nei negoziati che hanno vissuto mercoledì l’ultima (al momento di andare in stampa non sappiamo se fruttuosa o meno) tornata. Parallelamente alla ripresa delle trattative, intanto, nelle ultime settimane la mobilitazione di pittori e gessatori è cresciuta di tono. Dopo la manifestazione che a fine marzo ha riunito fra le 2 mila e le 2’500 persone a Zurigo, l’agitazione sindacale si è intensificata durante l’ultima settimana con alcuni scioperi di avvertimento. Venerdì scorso decine di imbianchini e gessini non si sono presentati al lavoro in diversi cantieri della Svizzera orientale. Lunedì, invece, è toccato al canton Lucerna: il lavoro di un’impresa di pittura di Emmen è stato paralizzato per un’ora con un’azione alla quale hanno partecipato fra i 30 e i 40 lavoratori. Il treno dello sciopero, ormai, è lanciato ad alta velocità contro un vuoto contrattuale che non piace a nessuno ma al quale sin qui non è stato possibile porre termine. Come in Romandia? Si può fare «Nella Svizzera francese il prepensionamento viene finanziato con dei contributi paritari del 2 per cento sui salari. Esperti hanno calcolato che nella Svizzera tedesca costerebbe un 10 per cento in più: i contributi sarebbero così di 2,2 per cento, che su una massa salariale di 750 milioni di franchi significano 16 milioni di franchi». Così a inizio mese il segretario centrale del Sei Hansueli Scheidegger riassumeva per area le conclusioni dello studio condotto dalla Ms Actuaires Sa di Ginevra sulle possibilità di adesione di pittori e gessatori della Svizzera tedesca, del canton Giura e dei pittori ticinesi al cosiddetto modello romando di prepensionamento. Lo studio di fattibilità conclude che il modello della Fondazione Resor garantirebbe il prepensionamento dai 62 anni d’età per i prossimi 15 anni anche al di fuori della Svizzera romanda a un costo leggermente superiore. Preso ad esempio dal Sei nella Svizzera tedesca, nel canton Giura e in Ticino, il modello di prepensionamento per pittori e gessatori che entrerà in vigore in Romandia il prossimo 1. luglio prevede il versamento a partire dai 62 anni e fino all’età che dà diritto alle prestazioni Avs di una rendita di base temporanea non indicizzata pari al 75 per cento dell’ultimo salario Avs (la rendita sarà al minimo di 3’500 franchi e al massimo di 4’500 franchi mensili). Ai lavoratori prepensionati verrà versata una rendita complementare non indicizzata pari al 10 per cento dell’ultimo salario Avs: essa servirà a finanziare i contributi della cassa pensione fino all’età di pensionamento Avs. Il pensionamento anticipato viene finanziato attraverso dei contributi paritari del 2 per cento (1 per cento a carico dei dipendenti, altrettanto a carico dei datori di lavoro) sui salari. Per avere diritto alle prestazioni bisogna aver lavorato nel settore nei 10 anni precedenti il pensionamento. Per beneficiare delle prestazioni intere bisogna aver lavorato nel settore per almeno 20 anni. Chi ha lavorato meno di 20 anni ma più di 10 vedrà ridotte le rendite in ragione di un ventesimo per ogni anno mancante. Il modello romando non prevede il versamento di una prestazione di libero passaggio se una persona esce dal regime prima del pensionamento. Nessuna prestazione è corrisposta in caso di decesso o invalidità.

Pubblicato il

23.04.2004 02:00
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