Un Conte bis per evitare il peggio

L’ “avvocato del popolo” si appresta a guidare un nuovo governo Pd-M5S che libererebbe l’Italia da Salvini. Ma a pesare sono gli interessi di partito

Un’estate al mare dall’Adriatico al Tirreno con ritorno all’Adriatico al Papeete, altrimenti detto ‘Viminale beach’, tra selfie nutella e aperitivi, insulti e sfottò. Aveva l’Italia ai suoi piedi, i media proni, le opposizioni in apnea tra l’Aventino e i popcorn. Aveva il 39% di consensi tra “le italiane e gli italiani che vengono prima”, poco meno di quel che serve per la maggioranza assoluta in Parlamento, obiettivo comunque già in tasca con i voti dei Fratelli (fascisti) d’Italia, collaudata ruota di scorta sovranista. Così ha pensato di scaricare il fedele Di Maio a cui imputare la fine del governo gialloverde dopo il voto grillino anti-Tav, per andare a mietere i voti a ottobre. Sapeva – gliel’aveva detto – che Zingaretti era contrario ad alleanze con i pentastellati e favorevole al voto anticipato per liberarsi finalmente della presenza maggioritaria di Renzi nei gruppi parlamentari.

 

Sapeva che il M5S era allo sbando dopo il crollo dei consensi alle europee ed era convinto che dal premier dimezzato Conte non sarebbero arrivati guai. Dunque, crisi agostana extraparlamentare a Camere e fabbriche chiuse, si va al voto, a meno che Di Maio non si inginocchi ancora una volta al suo cospetto, disposto a mollare su tutto concedendo i pieni poteri all’uomo forte, il nuovo unto dal Signore, l’erede di Alberto da Giussano che invece della spada sfodera il crocefisso. Era sicuro che alla fine lo stesso presidente Mattarella si sarebbe trovato spalle al muro, costretto a sciogliere le Camere e indire nuove elezioni o a ingoiare un nuovo governo gialloverde a rapporti Lega-M5S rovesciati.
Sarebbe dovuta andare così, ma “il vento soffia dove vuole”, come disse Gesù a Nicodemo nel Vangelo secondo Giovanni (e non Matteo). Matteo Salvini, cinico e stratega della politica al tempo dei social, ha sbagliato l’ultima mossa, ha puntato sul nero e ha vinto il rosso (metafora da non prendere alla lettera, di rosso se ne vede ben poco).

 

Zingaretti non controlla il Pd e Renzi, forte dei numeri nei gruppi parlamentari, ha lanciato l’avventura con il M5S rovesciando la sua posizione storica “mai con i 5S” con il solo obiettivo di evitare le elezioni che il nuovo segretario utilizzerebbe per cancellare l’egemonia renziana. Persino il rischio di un futuro totalitario si riduce a variabile dipendente degli interessi di partito, per Renzi come per Zingaretti. Il segretario deve cedere e aprire le trattative con Di Maio perché oltre ai renziani glielo chiede l’Europa che teme il contagio sovranista e glielo chiede il padre nobile Romano Prodi. Anche la Cgil di Landini tifa per un governo che metta al centro il lavoro, la lotta all’evasione, un fisco equo e uno sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Per l’accordo la sinistra di Leu pronta a entrare in maggioranza e, perché no, nel governo. Giallorossi i partigiani dell’Anpi, la Cei che telefona a Zingaretti per spronarlo e financo Cl. Nonché le borse, con lo spread ai minimi storici. Buttar giù Salvini dal Viminale e impedire che ottenga i pieni poteri dalle urne è il primo obiettivo democratico.


Secondo errore di Salvini, sottovalutare Conte mentre “l’avvocato del popolo” ha messo le ali imponendo la parlamentarizzazione della crisi, urlando a Salvini il traditore tutto ciò che non gli aveva detto in 14 mesi di governo con una nettezza inaspettata, per mettere definitivamente fine al mostro bicefalo. Terzo errore dell’abbronzato, aver dimenticato Beppe Grillo, resuscitato a sostegno di Conte e favorevole a un accordo con il Pd che provoca gli incubi di Di Maio e Casaleggio ma ottiene l’ok dei parlamentari M5S, cosicché all’ordine del giorno adesso c’è, mutatis mutandis, il Conte bis e per convincere Zingaretti è lo stesso Conte a proporre la cancellazione delle più forcaiole leggi pretese da Salvini (sicurezza e sicurezza bis, contro i migranti e contro ogni conflitto sociale). Per ultimo, Salvini ha sottovalutato l’autorevolezza e la determinazione di Mattarella con cui tutti devono fare i conti: 4 giorni per un accordo politico su cui ancorare un governo forte, programmatico, di legislatura, o voto in autunno.


Mentre scriviamo Salvini è ancora assiso al Viminale a digitare pugni e carezze all’ex concubino Di Maio e a fermare sul bagnasciuga navi cariche di disperati. Patetiche la sua offerta al leader M5S della poltrona di premier al posto di Conte che l’ha fatto incazzare e del voto per la riduzione dei parlamentari. L’uomo dei “pieni poteri” minaccia la mobilitazione delle piazze ma intanto cerca di rimettere insieme Lega, Forza Italia e FdI. Anche sul fantasma di Berlusconi ha sbagliato i conti, chiedendogli di candidarsi in una lista unica “per Salvini”: l’ex unto dal Signore ha risposto marameo all’unto attuale, al simbolo non rinuncia e non farà l’indipendente nella gabbia salviniana.


È martedì e le agenzie lanciano gli ultimi sondaggi sugli orientamenti degli italiani: Salvini avrebbe perso 5,2 punti di consenso in una settimana, quelli raccattati nell’estate in spiaggia battendo sdraio e ombrelloni. Il secondo lancio annuncia l’endorsement per Conte dell’a-
tlantico Trump, preoccupato per gli amori moscoviti di Salvini. Il terzo lancio annuncia la ripresa delle trattative, finalmente sui programmi dicono dal Pd.


Pd e M5S trattano, poi rompono, poi ritrattano. Sui nomi, sul premier, soprattutto sui vicepremier (Di Maio l’ingordo, dopo aver portato a casa Conte vorrebbe anche la poltrona di vicepremier per sé umiliando il Pd), su ministri e sottosegretari. A guidare le delegazioni, i due leader che non avrebbero voluto il governo giallorosso, Di Maio e Zingaretti. In realtà non sono 2 i partiti a trattare ma 4, 2 nel Pd e almeno 2 nel M5S. Bisognerà trovare poltrone per tutti e 4 i partiti. E Renzi a giorni alterni minaccia scissione o fedeltà.

250mila lavoratori in attesa
Liberare l’Italia da Salvini, dunque: il fine è così importante da giustificare mezzi e compromessi. Lo pensano, per primi, i 250mila lavoratori il cui futuro è messo a rischio da una legge “salvo intese” rimasta senza intese: vogliono un governo che salvaguardi il lavoro ed eviti la chiusura dell’ex Ilva di Taranto, non un plebiscito per chi vuole togliere ai poveri per dare ai ricchi con flat tax e autonomia fiscale alle regioni del Nord.

Le sfide del governo nascente

Sono le 18 di mercoledì, le consultazioni di Mattarella volgono al termine; il M5S sta per varcare la soglia del Quirinale. L’ingordo Di Maio che insiste a fare il vice di Conte con un colpo di mano impone il voto della “base” su Rousseau per legittimare l’accordo su una piattaforma privata senza trasparenza e controllo. Ma la strada per Conte sembra tracciata. Un governo di diversi e divisi fino a ieri (e speriamo non di soli maschi) dovrà impostare un programma alternativo al primo Conte, una finanziaria coraggiosa, evitare l’aumento dell’Iva, riscoprire la solidarietà, il diritto del mare e di chi lavora. Un viaggio in mare aperto a rischio naufragio. Un rischio da correre per evitare lo tsunami Salvini sospinto dall’odio e dalla paura.

Pubblicato il

29.08.2019 14:56
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