Un altro abitare è possibile

Le cooperative d’abitazione, realtà in tutto il paese, permettono pigioni eque e scambi fra vicini. Ora c’è una sezione anche nella Svizzera italiana

Appartamenti a costo reale, canoni equi lontani dalla speculazione immobiliare, rapporti di vicinato solidi, architettura sostenibile. Insomma, una migliore qualità di vita in una casa dove si è a metà strada fra essere proprietari e inquilini. Stiamo fantasticando? No, nel resto della Confederazione è un modo di vivere reso solido da una forte tradizione avviata più di 100 anni or sono. Ora c’è chi sta lavorando perché anche nella Svizzera italiana le cooperative d’abitazione diventino realtà.

«Non si può essere al mondo senza abitare. Si abita non meno di quanto si sia. L’abitare rappresenta una delle relazioni fondamentali che gli uomini intrattengono con il mondo e il mondo con gli uomini. Troppo spesso lo si è dimenticato. È bene allora domandarci: che cosa significa abitare?» scrive il ricercatore Sebastiano Ghisu.


Su che cosa significhi nel profondo abitare è una riflessione che ha fatto sua anche l’architetto Monique Bosco - von Allmen, la quale proprio negli scorsi mesi è diventata presidente della sezione locale delle “Cooperative d’abitazione svizzere - Federazione dei committenti di immobili d’utilità pubblica”. Suvvia, penserete voi, con la professione che fa, non può essere altrimenti. Invece no, la riflessione l’ha estesa anche agli aspetti sociali dell’abitare e alle ripercussioni sull’intera collettività, e il pensiero si è trasformato prima in progetto e poi in azione.


La incontriamo nella sua abitazione di Loreto, in una delle poche vie  di Lugano la cui memoria edilizia in parte è riuscita a salvarsi dalla devastazione delle ruspe. «Mi sono domandata: come sarà la situazione quando prenderò io l’Avs? Fra una quindicina d’anni con l’invecchiamento della popolazione e le maggiori difficoltà per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, la questione degli alloggi sarà ancora più urgente. Occorre che gli anziani possano restare a casa loro il più possibile anche per una questione di costi sanitari e che le famiglie con bambini possano far capo a soluzioni abitative adeguate. E in Ticino, per il momento, siamo lontani da un modello che possa garantire queste condizioni. Convinta che le soluzioni non possono venire tutte dallo Stato, ho pensato fosse interessante anche per la Svizzera italiana, al pari del resto del paese, disporre di una rete di cooperative di abitazione, che rispondono a molti bisogni sociali e sono veicoli di ritorno economico a favore di tutta la collettività» spiega la professionista laureatasi al Politecnico di Zurigo.


Signora Bosco - von Allmen, è vero, nella Svizzera italiana le cooperative di abitazione, non facendo parte del nostro stile abitativo, sono in parte sconosciute. Ci aiuta a capire di che cosa si tratta?
Vivere in una cooperativa d’abitazione significa molto più che affittare un appartamento. Coincide proprio con un altro modo di abitare. Nella maggior parte delle cooperative gli abitanti sono pure soci e godono di molti vantaggi e diritti. Non soltanto affitti equi e sostenibili, ma anche una maggiore protezione dei locatari contro lo sfratto, la possibilità di partecipare e intervenire direttamente nelle decisioni, spesso in un contesto verde favorevole alle famiglie e rapporti di vicinato più strutturati. Lo sa quanto sono importanti le relazioni sociali all’interno di un quartiere? Nelle cooperative ci si aiuta l’un l’altro, per esempio guardando i figli degli altri se ce n’è bisogno, o, tanto per parlare di un caso che conosco, portando i pasti a chi rientra da una degenza all’ospedale ed è solo e anziano. Si investe nel vicinato non perché chi vive in una cooperativa (da non intendersi come la comune di matrice comunista) è più buono, ma perché è il sistema stesso a facilitare l’auto-aiuto.
C’è un motivo anche personale alla base del suo interesse per queste forme abitative?
Ho vissuto parecchi anni a Milano con mio marito e i nostri figli. Per una questione di scelte scolastiche – il Ticino ha un’offerta formativa più ampia – siamo tornati a Lugano. Rientrata, mi sono subito accorta di un certo individualismo, che sicuramente non facilita la conciliazione fra professione e famiglia. È la città a spingere per l’organizzazione della festa dei vicini: ma perché non avviene in maniera spontanea fra gli abitanti dello stesso quartiere?
Convinta della necessità di nuovi modi di abitare anche in Ticino, Monique Bosco - von Allmen ha incominciato ad approfondire la materia: «È stato scoperto quasi per caso che la Wbg-Schweiz, una delle associazioni mantello a livello nazionale delle cooperative di abitazione, aveva un conto in banca bloccato da anni per una sezione della Svizzera italiana. Le basi c’erano, dunque! Abbiamo attivato il modesto fondo e in marzo siamo nati per promuovere le cooperative d’abitazione anche a sud delle Alpi. Il gruppo è costituito da cinque membri di cui io sono presidente: il nostro lavoro, che è a titolo di volontariato, consiste nel divulgare il concetto di cooperative d’abitazione, fare da collegamento con i potenziali interessati, fornire materiale, informare e stabilire contatti con le autorità politiche. In questo senso ci sono già stati dei primi  avvicinamenti con Lugano, che sta per lanciare il concorso per il progetto di abitazioni a pigione moderata in via Lambertenghi. Sarebbe un’ottima occasione per promuovere una cooperativa d’abitazione».
Concretamente come funziona una cooperativa?
La forma classica di organizzazione prevede che i suoi abitanti siano anche soci della cooperativa: non pagano la cauzione d’affitto, ma acquistano le quote di partecipazione della cooperativa, diventando quindi anche comproprietari. Questo dà loro voce in capitolo e godono di un’elevata protezione contro lo sfratto. Va inoltre sottolineato che le cooperative di abitazione non lavorano a scopo di lucro e non conseguono alcun profitto. Le cooperative possono comunque essere ricchissime sulla base del valore del patrimonio di cui spesso dispongono con un terreno acquistato per poco tanti anni fa e il cui prezzo è lievitato nel corso del tempo. Nel computo della pigione vengono calcolati unicamente i costi reali. Un appartamento viene a costare secondo il prezzo del terreno (che potrebbe essere anche basso per esempio se in diritto di superficie), del costo del denaro (interessi da pagare alla banca che fa l’ipoteca), costi di costruzione o ristrutturazione, manutenzione e amministrazione. Per queste ragioni, in grandi città come Zurigo, in una cooperativa si paga addirittura fino a un terzo in meno di affitto.
Lei prima affermava che si tratta di una forma a metà fra l’essere proprietario e inquilino: può precisare il concetto?
Chi intende acquistare un immobile, deve disporre del 20% del capitale, oltre a una serie di altre garanzie da offrire alla banca per ottenere l’ipoteca. Visti gli elevati costi delle proprietà, per molti risulta proibitivo comprare casa. Non va meglio quando si cerca un appartamento in locazione: affitti alle stelle e non sempre giustificati dal rapporto qualità-prezzo. Con il modello della cooperativa si superano questi limiti. Un socio di cooperativa con circa il 10%, che può ritirare dal secondo pilastro, se l’abitazione è per uso primario, ottiene uno spazio abitativo curato, a pigione moderata, spesso all’avanguardia dal profilo architettonico e dell’impatto ambientale, che potrà abitare fino alla fine dei suoi giorni. E al momento dell’uscita dall’appartamento, il capitale iniziale gli sarà restituito. L’ammontare mancante, l’altro 10% necessario, può essere raccolto attraverso il Fondo di rotazione gestito dalle associazioni mantello e altri strumenti finanziari come la fideiussione.
Esistono dei criteri di selezione per l’assegnazione degli appartamenti?
Ogni cooperativa stabilisce un proprio statuto e definisce le caratteristiche e le regole alla base del progetto: chi ne diventa socio le deve condividere e sottoscrivere. Si tratta di una forma di abitare che potrebbe risultare particolarmente apprezzata dalle famiglie con bambini e dalle persone anziane, favorendo un dialogo intergenerazionale oggi quasi perso. A queste categorie di persone le cooperative offrono numerose opportunità di incontrare persone simili a loro e possono proporre una serie di servizi interessanti (servizio di asilo per bambini, mense o organizzazione di attività, di orti o altro). Lo abbiamo detto prima: la cooperativa nasce sulla base di una forma di condivisione, di compartecipazione. Le regole fissate dall’assemblea generale devono essere rispettate dai suoi abitanti. Per il singolo inquilino vi sono forse meno metri quadrati a disposizione, ma l’offerta abitativa è spesso arricchita con spazi comuni e parchi giochi ed è valorizzata dall’attenzione riservata alla qualità urbanistica e architettonica delle costruzioni.
Per informazioni: info@cassi.ch.

Pubblicato il

31.08.2017 15:12
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