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In aprile l’Unione Europea aveva varato un primo programma di aiuti all’economia e all’occupazione da 500 miliardi di euro per far fronte alla crisi del coronavirus. E in luglio i vertici Ue sono andati oltre con un “Fondo per il rilancio” economico. Si tratta del più grosso piano finanziario della storia d’Europa. E per la prima volta gli Stati membri condividono il debito per mettere a disposizione soldi ai Paesi più duramente colpiti dalla crisi: 360 miliardi sotto forma di crediti e 390 come sovvenzioni, che aggiunti ai citati 500 miliardi danno la ragguardevole somma di 1.250 miliardi di euro. A beneficiarne maggiormente saranno Paesi come Spagna e Italia. Quest’ultima da sola riceverà tra 150 e 200 miliardi. Non sarà facile nei prossimi tre anni realizzare  progetti pubblici d’investimento di queste dimensioni al di fuori della spesa corrente.


In questo modo l’Ue ha infranto un tabù: “Nemmeno un centesimo alla Grecia”, si affermava nel 2012, quando gli ellenici vennero messi in ginocchio dai mercati finanziari internazionali. Anche questa volta alcuni hanno usato la medesima argomentazione: “Nemmeno un centesimo all’Italia”, hanno gridato alcuni olandesi, il cui governo si è posto alla guida del gruppo di Paesi dei “cinque avari”, che hanno combattuto il Fondo per il rilancio dell’Europa. Ad assumere questo comportamento deplorevole vi sono anche tre governi nordici a guida socialdemocratica. Penoso! Per sé stessi hanno ricavato uno “sconto” di centinaia di milioni di euro, detraibili dai rispettivi contributi alle casse dell’Ue. Soldi che verranno a mancare per la sanità e la ricerca. Non hanno comunque potuto impedire l’istituzione del Fondo.


L’Ue dovrà finanziare le misure congiuntamente. In discussione vi sono diverse forme di un’imposta comune, per esempio sugli utili delle imprese o sulle transazioni finanziarie. In questo modo si combatterebbe il dumping fiscale dentro l’Europa, di cui oggi approfittano Paesi proprio come l’Olanda. Con questi nuovi strumenti l’Ue potrebbe nel contempo superare una delle sue più grandi debolezze, ossia quella di avere una moneta ma non una politica economica comune. Per l’Ue è un grande passo in avanti. Si sbagliava dunque chi la dava già per moribonda. Tra questi anche l’Udc, che nell’attuale campagna per la sua iniziativa contro la libera circolazione sostiene che l’Ue sarà sempre più marginale per la Svizzera. Più importanti diverrebbero Usa, Gran Bretagna e Cina. Per questo la Svizzera non avrebbe affatto bisogno degli accordi bilaterali. Come modello dovrebbe prendere la Gran Bretagna e la Brexit...

Pubblicato il 

27.08.20

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