«Una battaglia di civiltà da estendere»

In Ticino, per i lavoratori dell’edilizia, si affilano le armi della lotta. Sono circa 1.200 gli edili ticinesi che si apprestano a partire domani mattina per Berna. Nella capitale federale li attendono altri 9 mila lavoratori per la manifestazione sindacale nazionale. Una manifestazione importante che potrebbe essere il preludio a forme di lotta più radicali. Sul piatto della trattativa questa volta c’è un punto su cui i lavoratori non vogliono transigere assolutamente: il pensionamento anticipato a 60 anni. Che non sono comunque pochi se si tiene conto del fatto che, come ha ricordato giustamente Saverio Lurati, segretario cantonale del Sindacato edilizia e industria (Sei) durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione nazionale di domani: «chi lavora nell’edilizia ha iniziato a 15 anni, o magari prima, e che a 60, ha sul groppone 45, o più, anni di duro lavoro». Un lavoro logorante in un settore che detiene il triste record di infortuni e di invalidi a causa del lavoro. «Oltre il 40 per cento degli addetti – ha continuato Lurati – non riesce a raggiungere l’età canonica di pensionamento (65 anni) perché o si trova in invalidità o peggio perché è deceduto prima». Ma quello del pensionamento anticipato è un discorso che bisogna allargare a tutti i settori ad alta usura. «Deve diventare una battaglia di civiltà – dichiara Lurati – da estendere ad altri settori. Per questo motivo, abbiamo esteso l’invito a Berna anche ai familiari dei lavoratori dell’edilizia. Quelli che conoscono veramente le condizioni di salute dei propri cari». Infatti il numero di addetti nel settore edile è di circa 100 mila unità, ma il problema, considerando i parenti più prossimi, riguarda circa mezzo milione di persone. Una fetta importante della società che molto spesso non ha voce se non quella del sindacato. È giusto quindi che le organizzazioni dei lavoratori si facciano portatori delle istanze dei propri associati che, come ha chiarito Gabriele Milani, segretario sindacale per il Sottoceneri «molto spesso questi lavoratori, essendo stranieri, non hanno il diritto di voto a livello politico e il sindacato è l’unica voce che hanno». Probabilmente – aggiungiamo noi – la votazione federale di 2 anni fa sulla riduzione dell’età Avs avrebbe avuto un altro esito. Ma torniamo al rinnovo del contratto collettivo di lavoro. Un rinnovo travagliato e osteggiato dal fronte padronale che fa di tutto per spingere alla rottura e allo scontro sociale. Ricordiamo che a fine mese (31 marzo 2002) la convenzione giunge a naturale scadenza. Il movimento sindacale è comunque deciso ad andare fino in fondo, dimostrando anche ragionevolezza. «Molte delle rivendicazioni – hanno sostenuto i segretari sindacali – presenti sulla piattaforma negoziale sono state lasciate cadere e abbiamo anche dimezzato la richiesta degli adeguamenti salariali per avere tutto lo spazio di manovra necessario per portare a compimento il prepensionamento. Su questo punto non cederemo». «Per giungere a questo accordo i lavoratori sono pronti allo sciopero», ha precisato Matteo Pronzini, segretario aggiunto Sei. «Sabato a Berna i lavoratori decideranno, in caso di esito negativo dell’incontro del prossimo 18 marzo, se incrociare le braccia. Le nostre saranno misure di lotta non simboliche». L’incontro con la stampa è stato anche l’occasione per presentare il modello di prepensionamento messo a punto dal sindacato. Innanzitutto la possibilità di accedere al pensionamento anticipato a 60 anni deve essere realizzata in 3 anni al massimo e non in 10 come proposto dai padroni; con il seguente ritmo: dal primo gennaio 2003 i lavoratori di 63 anni e oltre. L’anno successivo toccherebbe ai lavoratori di 62 anni e oltre, mentre a partire dal primo gennaio 2005 tutti quelli di 60 anni d’età. Per garantire questo bisognerà creare una Fondazione di previdenza paritetica nazionale (Fppn). La rendita dovrà corrispondere ad almeno l’80 per cento dell’ultimo salario o, in casi particolari, al salario medio degli ultimi 3 anni con un plafonamento a 64.080 franchi annui. Il finanziamento dovrà essere assicurato dagli impresari e dai lavoratori. Secondo il sindacato il costo totale delle prestazione ammonterà al 5 per cento della massa salariale. Queste le proposte sindacali. Ai lavoratori, domani a Berna, la mossa decisiva.

Pubblicato il

15.03.2002 04:30
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