Una partita dura 90 minuti

Ha destato scalpore negli scorsi giorni l'uscita della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ad un convegno del suo partito, la cristiana Cdu, ha decretato il fallimento della società multiculturale. In realtà Merkel ha detto anche altre cose. Ad esempio che oggi l'Islam è parte integrante della società tedesca: «chi ignora che in Germania ci sono 2 mila 500 imam che predicano nelle moschee, mente a sé stesso», ha esclamato. E ha aggiunto che la stessa Germania non potrà fare a meno nemmeno in futuro di manodopera, anche qualificata, proveniente dai paesi musulmani. Turchia in testa.
L'intervento di Merkel in realtà è stato una risposta a Horst Seehofer, il capo della Csu, storica alleata della Cdu. Seehofer, che aveva dichiarato il modello multiculturale morto, aveva aggiunto che la Germania deve fare a meno dell'immigrazione dai paesi musulmani. Perché sarebbe impossibile, secondo lui, che chi proviene da quei paesi si integri nella società tedesca: in altri termini, i musulmani mirerebbero a creare una società parallela, che finirebbe col minare il primato della cultura tedesca.
Le parole di Merkel, per quanto costituiscano un argine a quelle di Seehofer, sono comunque preoccupanti. Da un lato perché arrivano da una delle più alte cariche istituzionali di un paese leader in Europa. Dall'altro perché lasciano intuire quanto ormai si sia degradato il dibattito sul fenomeno migratorio in Germania: se l'intervento di Merkel è ancora un argine, figuriamoci gli altri. Come aveva scritto nella scorsa edizione di area il nostro corrispondente da Berlino, in Germania è in corso uno sdoganamento delle posizioni politiche più razziste: per loro le ambigue parole di Merkel, più che una condanna, sono una legittimazione.
Certo ha ragione Merkel quando dice che gli immigrati devono imparare la lingua del posto. Ne va in definitiva del loro stesso benessere. Ma non è colpevolizzandoli per le presunte o reali tensioni sociali dei nostri giorni che si risolve il problema. Il problema la politica lo risolve se considera il fatto migratorio nel complesso dei fenomeni sociali che stiamo vivendo, dal degrado urbano alla precarizzazione del lavoro. E se sa pianificare una politica d'integrazione che non ha come ultimo orizzonte il prossimo appuntamento elettorale.
Perché le migrazioni sono fenomeni di lungo periodo, ed è sul lungo periodo che vanno affrontate e gestite. L'arrivo dell'Islam è un fatto troppo recente per considerarne fallita la convivenza con le altre culture già presenti in Europa. Sarebbe come vedere una squadra di calcio che, incassato un gol dopo 5 minuti, rinunciasse a giocare, dimentica che le partite di minuti ne durano 90. Con tutti i gol che i calciatori musulmani segnano per le squadre europee, sarebbe un ben strano paradosso.

Pubblicato il

22.10.2010 00:30
Gianfranco Helbling
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