Lavoro & Dignità

A soli due anni dall’entrata in vigore, già si vuole cambiarla. Stiamo parlando della legge ticinese sugli orari di apertura dei negozi, approvata in votazione popolare col 59,2% sette anni fa. Un’estensione degli orari di lavoro nella vendita barattata con un ccl vendita cantonale, non sottoscritto da Unia al termine dei lavori preparatori perché considerato per nulla migliorativo per venditrici e venditori.

 

«Se si confronta il Ccl vendita e il contratto normale del ramo per i negozi con meno di dieci dipendenti promulgato a causa del dumping verificato dalla Tripartita, si noterà che non vi è alcun miglioramento» aveva sintetizzato a suo tempo il segretario di Unia Ticino Giangiorgio Gargantini. Il sindacato aveva ricorso contro la nuova legge al Tribunale federale e quest’ultimo gli aveva dato parzialmente ragione ritenendo incostituzionale il baratto orari-ccl, ma la massima istanza elvetica giudiziaria riteneva non opportuno annullare una legge ormai entrata in vigore.  

 

Tempo un anno dall’entrata in vigore, il Partito liberale aveva già inoltrato un’iniziativa parlamentare per modificarla, allungando ulteriormente gli orari di apertura fino alle 19 in settimana (salvo al giovedì, dove si chiude alle 21), passare da tre a quattro le domeniche senza richiedere l’autorizzazione ad impiegare i dipendenti e infine raddoppiare il limite delle superfici da 200 a 400 metri per le deroghe di legge previste per le località turistiche (in pratica quasi tutto il Cantone) che consentono un’apertura generalizzata dei commerci sette giorni su sette. La scorsa settimana, la Commissione economia e lavoro del Gran Consiglio ha approvato a maggioranza le modifiche proposte dal Plr, mentre un rapporto di minoranza le ha bocciate. La Commissione aveva ascoltato gli attori coinvolti, sindacato Unia compreso.

 

Nella sua presa di posizione (qui visibile integralmente), il sindacato Unia boccia con decisione la proposta di deregolamentare ulteriormente il settore della vendita in Ticino. «Nell’iniziativa parlamentare infarcita di miti tossici come il valore della flessibilità, scompare la tutela del diritto al riposo, la protezione della vita privata; scompare la necessità di difendere il tempo per l’accudimento dei figli», scrive il sindacato, che aggiunge: «Ciò che gli iniziativisti definiscono “ottimizzazione delle possibilità di apertura” non è nient’altro che una deregolamentazione selvaggia e definitiva in tutto il Cantone».

 

Per quel concerne l’aumento di tre a quattro domeniche di apertura generalizzata, «l’iniziativa omette di ricordare che già la LAN aveva introdotto l’apertura generalizzata, senza necessità di autorizzazione, oltre a 3 domeniche all’anno, anche in tutti i giorni festivi non parificati alla domenica, escluso il Primo maggio: vale a dire 5 giorni di apertura in più. Questo vorrebbe dire 9 giorni di apertura generalizzata supplementare all’anno» annota Unia nella sua presa di posizione alla Commissione. Il sindacato ricorda inoltre che stando ai sostenitori della nuova legge sugli orari questa avrebbe giovato al piccolo commercio grazie al limite di 200 metri quadrati. «Come spiegare adesso questo tradimento degli intenti iniziali, se non ammettendo che era tutta una menzogna e che in realtà la LAN e la limitazione delle metrature non era che un cavallo di Troia?» chiede il sindacato.

 

Triste il bilancio dei due anni di esperienza dall’introduzione della nuova legge sulla vendita dal punto di vista dei lavoratori. Nel settore si è constatata «l’esplosione dei contratti di lavoro part time o su chiamata, il frazionamento delle ore, la sottoccupazione e il lavoro povero». Senza nemmeno creare posti di lavoro, come era stato venduto a suo tempo dai sostenitori della nuova legge, precisa il sindacato.  

 

La proposta di modifica di legge passerà ora al Gran Consiglio dove, viste le maggioranze politiche, passerà quasi certamente. Unia, a nome delle venditrici e venditori «si opporrà con tutte le nostre forze e non esiterà a rilanciare lo strumento del referendum e della mobilitazione per impedire questo attacco».

 

Aggiornamento del 25 ottobre 2022

 

Come facilmente prevedibile, la maggioranza del Gran Consiglio ticinese ha approvato il 18 ottobre le tre proposte di modifiche alla legge cantonale. I sindacati Unia e Ocst hanno lanciato il referendum per abrogarle. Qui trovate il formulario per la raccolta firme.

Pubblicato il 

29.09.22
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