Il portaledi critica socialee del lavoro
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La necessità di un’assicurazione sociale per la vecchiaia venne riconosciuta in Svizzera già sul finire dell’Ottocento, quando la povertà era molto diffusa (in particolare tra le famiglie operaie) e a farsi carico dei bisogni degli anziani e delle persone inabili al lavoro erano essenzialmente le organizzazioni di beneficenza e la Chiesa, sorrette da una forma rudimentale di assistenza pubblica. Ma ci vollero altri decenni di miseria e di lotte (si pensi allo storico sciopero generale di 5 giorni del novembre 1918) perché il principio venisse iscritto, nel 1925, nella Costituzione federale. E poi altri 23 anni prima che l’Assicurazione federale per la vecchiaia e i superstiti entrasse finalmente in vigore. Quella della nascita dell’Avs è una storia che merita di essere ricordata, seppure soltanto a grandi linee, in queste settimane che ci separano dalla votazione sull’iniziativa popolare AvsPlus, il cui esito sarà di fondamentale importanza per il futuro di quella che giustamente viene considerata l’assicurazione sociale per eccellenza.
Cosa cambierà per un'impiegata di commercio alla ricerca di un lavoro se dovesse passare l'iniziativa "Prima i nostri"? O per una venditrice, nel caso vinca il controprogetto? La risposta nelle righe che seguono, mentre di "Basta dumping", la seconda iniziativa sul lavoro in votazione il 25 settembre ne riferiamo nell'articolo correlato.
Vediamo dunque l'impatto di un'approvazione di "Prima i nostri" per chi cerca lavoro in un ramo specifico.
“Tratta di esseri umani”: il responsabile dell’Ufficio di controllo paritetico dei cantieri per il Canton Ginevra, François Vittori, non usa mezzi termini per descrivere una situazione che vede come vittime alcuni operai italiani, assunti da una società ticinese e inviati a lavorare in riva al Lemano. “Comportamenti criminali”, “sistema paramafioso”: per il sindacato Unia siamo di fronte ad un nuovo metodo di sfruttamento messo in atto da alcune aziende bucalettere svizzere, create appositamente per abbassare in maniera illegale i costi dei cantieri e aggirare la legge sui lavoratori distaccati. Un fenomeno sempre più in auge e che vede il Ticino una sorta di avamposto sperimentale per sfuggire alle regole.
Accumoli, Arquata, Amatrice, Norcia… Un grumo di Appennini dove Lazio, Marche, Umbria e Abruzzi si fondono. È qui tra le montagne che il sisma ha colpito di nuovo, come tante volte in passato. L’Aquila è a un tiro di schioppo e in alcune sue frazioni nel sisma di fine agosto si sono aperte nuove crepe, addirittura in case ristrutturate dopo il dramma del 2009. E addirittura ad Accumoli non c’era il piano antisismico. E addirittura ad Amatrice le strutture più devastate – scuola e Hôtel Roma – erano destinate a rifugi per la popolazione in caso di sisma.
I coniugi Müller sono in commissariato per denunciare il furto di una bicicletta. “Tranquilla, signora, sappiamo chi è stato”. Il poliziotto accende il computer e il monitor si scompone in mille finestre. Immagini registrate da telefoni cellulari e televisori, da computer, videogiochi e dalle telecamere di sorveglianza che circondano la casa. Allibiti, i Müller si vedono scorrere davanti la loro vita privata. Lei scatta un selfie osé davanti allo specchio, il figlio si mette le dita nel naso, la famiglia guarda la tv. Sullo schermo appare il ladro, è incappucciato e irriconoscibile.
Dal lato pratico, le conseguenze dell’iniziativa «Basta dumping salariale» sarebbero non rivoluzionarie ma concrete. Più verifiche del rispetto delle norme contrattuali e una seria conoscenza statistica del dumping salariale. Una statistica oggi inesistente che il controprogetto non prevede di realizzare.
Sindacato Unia
Claudio Carrer
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