Il portaledi critica socialee del lavoro
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Il vero problema della sanità elvetica non è l’aumento dei costi delle cure, ma il carattere fortemente antisociale del sistema di finanziamento. È bene ricordare questa verità all’indomani dell’annuncio del nuovo ennesimo sensibile aumento dei premi per l’assicurazione malattie nel 2017: più 4,5 per cento per gli adulti, più 5,4 per i ragazzi tra i 19 e i 25 anni e più 6,6 per i bambini. E queste sono percentuali che dicono ancora poco perché si tratta di medie calcolate su scala nazionale: a dipendenza del cantone di residenza, della cassa malati e del modello assicurativo, l’aumento raggiunge anche il 14-15 per cento!
Mercoledì 19 ottobre si terrà a Lugano una conferenza tematica di Interpol, l’organizzazione internazionale dedita alla cooperazione di polizia e al contrasto del crimine internazionale. L’evento, organizzato in collaborazione con la polizia federale e quella cantonale, avrà come tema la tratta di esseri umani. Si tratta di un convegno per specialisti, il quarto di questo tipo sotto l’egida di Interpol. Di più non sappiamo: «Consideriamo prematuro rilasciare informazioni sull’evento» ci scrive l’addetto stampa della polizia ticinese. Prendiamo atto e approfittiamo della sua presenza sulle rive del Ceresio per approfondire meglio l’operato di Interpol, un’organizzazione che ultimamente si è distinta per alcune collaborazioni quanto meno discutibili.
In Ticino si votano iniziative che mettono al centro lo straniero, creando divisioni e minando il clima di convivenza. Non è un caso isolato: l’affermarsi di movimenti populisti è tendenza planetaria: dall’Europa che erge muri fra nazione e nazione, a quella parte degli Stati Uniti che pensa di potersi affidare ciecamente a un predicatore scellerato sul piano dei contenuti politici come Donald Trump. Il mondo si sta bevendo forse il cervello?
La sala è straripante, il clima (ci sia concesso il termine) è sull’incazzato andante. A occhio, circa centocinquanta persone che hanno deciso di fermarsi dopo una giornata di cantiere per conoscere il loro futuro auspicato dal padronato. Presenti operai giovani e anziani in ugual misura, tutti con una caratteristica comune: sono gessatori. Nonostante l’evoluzione tecnica, resta un mestiere fisicamente logorante, la cui opera è fondamentale nell’arte edile odierna.
Sono molte le ragioni che, a posteriori, possono spiegare il fulmine a ciel sereno caduto il 2 ottobre scorso sulla Colombia. Il clamoroso rigetto del referendum sull’accordo di pace, negoziato per quattro lunghi anni nel silenzio discreto dell’Avana fra il governo colombiano e le Farc, Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane, il più antico e radicato gruppo guerrigliero dell’America latina e probabilmente del mondo. Il no ha vinto, sia pure di un niente – 60 mila voti circa sui quasi 13 milioni totali, 50,2% contro 49,8% – e soprattutto in presenza di un livello di astensione incredibile (se non fossimo in Colombia, il paese dei paradossi), il 63%.
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