anno XXI - N° 5 - 30 marzo 2018

L'editoriale
29.03.2018

di 

Claudio Carrer

Un po’ di elemosina, un po’ di disinformazione e qualche gioco di equilibrismo ai limiti della legalità e della democrazia. Sono gli strumenti più in voga per cercare di far digerire ai cittadini delle grandi fregature nell’ambito delle politiche fiscali: succede in Ticino con la revisione della legge tributaria in votazione il 29 aprile, e succede nella Berna federale per cercare di far rientrare dalla finestra i regali alle grandi aziende che il popolo svizzero ha rifiutato solo un anno fa.
“Esemplare” è quanto sta andando in scena in Ticino: il tentativo, attraverso dichiarazioni dal tono ricattatorio e “spiegazioni ufficiali” non oggettive da parte del Consiglio di Stato, di trarre in inganno il cittadino su quella che è la vera posta in gioco. A dire del governo, il popolo non sarebbe chiamato a decidere solo sui soliti regali fiscali ai ricchi e alle grandi aziende, ma anche su misure di «sostegno concreto» alle famiglie che favorirebbero «un’ottima conciliabilità tra impegni familiari e attività lavorativa», si legge nell’opuscolo “informativo” destinato alla popolazione, in riferimento al pacchetto di misure in ambito sociale che il Gran Consiglio ha sì approvato insieme all’intervento fiscale, ma in modo formalmente disgiunto. Da un punto di vista giuridico questo significa che oggetto della votazione non è una riforma “fiscale e sociale”, ma una riforma “fiscale” e basta.

 

Articoli

Fiscalità
29.03.2018

di 

Francesco Bonsaver

Se legalmente non si può fare, facciamo l’inciucio di Palazzo. Sottoporre al popolo il baratto tra sgravi a ricchi e grandi imprese con le presunte misure sociali è infatti illegale, persino incostituzionale. «È un modo di fare incompatibile con la libertà di voto, perché costringe i cittadini a votare per un oggetto al quale sono contrari, per permettere l’adozione del secondo» aveva sentenziato il Tribunale federale, annullando una votazione già prevista nel Canton Neuchâtel nel 2011. Anche in quel caso il baratto (o meglio, il ricatto) imposto agli elettori dall’esecutivo neocastellano riguardava sgravi a imprese in cambio di asili nido. Come detto, il Tribunale federale ordinò di annullare quel baratto-ricatto perché «mina la libertà di voto dei cittadini ed è contrario al principio dell’unità di materia: l’accoglienza dei bambini non ha alcun nesso materiale con la revisione di disposizioni fiscali».

Società
29.03.2018

di 

Veronica Galster

Il razzismo, la xenofobia e la discriminazione sono fenomeni difficilmente quantificabili in termini numerici esatti, ma si possono comunque osservare delle tendenze nel corso degli anni. Questo vale in particolare per il razzismo su internet, conosciuto anche con il termine di “discorsi d’odio” (o “hate speech”) e che negli ultimi 15 anni ha visto un forte incremento, o almeno questa è la sensazione, e anche il Consiglio federale nel rapporto pubblicato a maggio 2017 sul quadro giuridico per i social media ha descritto la situazione così: “Negli ultimi anni il problema dei messaggi d’odio, incendiari, razzisti e discriminatori sui social network si è considerevolmente aggravato”.

Guerra e pace
29.03.2018

di 

Giuseppe Acconcia

L’esercito turco è entrato nel centro del cantone curdo di Afrin lo scorso 18 marzo. Secondo le Nazioni Unite, sono centinaia di migliaia i civili costretti alla fuga in seguito agli attacchi dell’operazione “Ramo­scello di Ulivo”, avviata il 20 gennaio scorso. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero 1500 i morti tra le Forze siriane di difesa (Sdf) che includono i/le combattenti curdi/e Ypg/Ypj, 447 sarebbero i morti tra gli aggressori pro-Erdogan, 78 tra i militari turchi, 90 tra i miliziani pro-Assad e 289 i civili. Tra i morti si contano anche due combattenti che dall’estero hanno raggiunto le Unità di protezione femminile, la britannica Anna Campbell e l’argentina, Alina Sanchez.

Italia
29.03.2018

di 

Loris Campetti

È difficile non condividere l’idea che il Parlamento debba riconquistare la centralità prevista dalla Costituzione, il luogo in cui la volontà popolare trova rappresentanza ed espressione. Una tale svolta segnerebbe il superamento di ciò che ha preso il posto della democrazia e che c’è chi chiama oligarchia, chi aristocrazia, chi democratura. Le leggi tornerebbero a essere prodotte dalle due Camere del Parlamento – grazie a un voto popolare che ha salvato Costituzione e bicameralismo – e non più dal governo (decreti legge), o peggio dai poteri forti internazionali che hanno imposto una politica economica liberista e antipopolare responsabile, non solo in Italia, dell’aumento esponenziale delle diseguaglianze. E come potrebbe, una persona di sinistra, non apprezzare la difesa della Costituzione con tanto di riferimento – in un paese in cui due partiti neofascisti e uno apertamente razzista si sono presentati alle ultime elezioni – a ciò che l’ha resa possibile: la Resistenza contro il nazi-fascismo?


Rubriche

La mano invisibile
29.03.2018

di 

Silvano Toppi
Dietro lo specchio
29.03.2018

di 

Ferruccio D'Ambrogio
Eurovisioni
29.03.2018

di 

Roland Erne
Scritti per area
29.03.2018

di 

Dino Nardi

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