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Andare oltre il capitalismo
di
Mauro Marconi
Rfid è una sigla che impareremo presto a conoscere. È l'acronimo inglese (of course) della nuova tecnologia d'identificazione tramite radiofrequenza che nei prossimi quindici anni andrà a sostituire l'attuale codice a barre sui prodotti di grandi magazzini e supermercati. Si tratta di una novità che rivoluzionerà il modo di lavorare di tutto il settore.
A sentire gli esperti, l'Rfid non porterà altro che vantaggi tanto ai consumatori quanto ai commercianti e persino ai lavoratori. Pensate: un minuscolo microchip, con un'ancor più minuscola antenna che trasmettono un sacco di informazioni su ogni singolo prodotto (prezzo, produttore, peso, scadenza e chi più ne ha più ne metta). Finite le lunghe code alle casse che fanno cristonare i clienti: gli articoli nel carrello trasmetteranno in blocco i loro prezzi alla cassa. I commercianti potranno gestire con maggiore efficacia il loro magazzino, ridurre il numero di furti con destrezza, e garantire una migliore qualità dei prodotti. I lavoratori, per finire, saranno "liberati" da noiosissimi compiti poco qualificati e qualificanti, verranno rivalutati professionalmente ed inseriti in attività di non meglio precisati servizi alla clientela.
L'Rfid è attualmente in una fase di avanzata sperimentazione, durante la quale diversi commerci in tutto il mondo (anche alle nostre latitudini) ne stanno scoprendo e valutando le implicazioni. E c'è chi dice che la Rfid renderà "superflui" migliaia di posti di lavoro.
Mentre il numero di adepti dell'Rfid cresce, i Giapponesi hanno inventato e già testato un robot sommelier che riconosce centinaia di vini e formaggi (non so se nel numero sono comprese anche le mattonelle di polistirolo spacciate per formaggio svedese in vendita all'Ikea) e suggerisce gli abbinamenti. Per ora, nessun esperto si sbilancia tanto da dire che commercianti, consumatori e lavoratori trarranno grandi vantaggi da questa indispensabile invenzione.
Settanta anni fa, l'economista americano Keynes si azzardava ad immaginare un futuro roseo per i suoi pronipoti, cui l'innovazione tecnologica avrebbe regalato benessere e tempo libero a volontà. Nella sua lungimiranza non poteva certo supporre l'uso che i capitalisti contemporanei avrebbero fatto della tecnologia.
Noi, per parte nostra, in cento e più anni di sindacalismo abbiamo imparato a contenere e lottare in modo relativamente efficace contro un capitalismo che sfrutta il lavoro. L'Rfid ed il sommelier giapponese ci dicono una cosa: ora dobbiamo inventare delle strategie di vita che ci permettano di superare un capitalismo cui il lavoro non serve più.
Pubblicato il
29.09.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 39
Rubrica
Gli occhiali di G.L.
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