ZURIGO Ci troviamo a due passi dalla famosa Langstrasse, nel quartiere più progressista di Zurigo. Al primo piano di una vecchia palazzina si trova il Punto de encuentro. Un locale fuori dal tempo, ma tuttora un luogo di riferimento per molte persone di origine migrante e per le organizzazioni progressiste locali. La sala Picasso è oggi libera, mentre nel salone grande ci sono giovani donne e uomini, alcuni di origine spagnola, che contribuiscono a tenere vivo il locale, organizzando tra le altre cose le iniziative e la grande festa del prossimo settembre per l’anniversario.

Dietro al bancone c’è María Cueto detta Cuqui. In questo locale, la pasionaria asturiana ha visto passare dal 1974 fino a oggi migliaia di persone emigrate dalla Spagna franchista verso la Svizzera alla ricerca di lavoro e maggiore libertà. Nella Svizzera degli anni Settanta, queste persone non hanno trovato un modello di accoglienza, ma hanno avuto la possibilità di crescere politicamente e di fare sentire la propria voce.

Cuqui ci parla delle sue origini: «Sono cresciuta in un piccolo paese delle Asturie, contadino e fortemente socialista, dove il franchismo non è mai riuscito a intaccare i rapporti di solidarietà tra le persone. Ho deciso comunque di lasciare la Spagna e di raggiungere i miei due fratelli in Svizzera. Qui ho iniziato a lavorare nel settore delle pulizie e sono entrata subito nella gioventù comunista spagnola. C’era un grande bisogno di aggregazione tra i miei connazionali e così abbiamo creato questo locale per fare politica, cultura e per stare insieme». I primi anni di Cuqui in Svizzera sono stati all’insegna dell’opposizione radicale alla dittatura franchista, anche attraverso azioni plateali: «Nel 1973, insieme ad altre due persone, occupai la Chiesa di San Pietro e Paolo a Stauffacher per solidarizzare con l’operaio e sindacalista comunista Marcelino Camacho, in carcere per attività considerate sovversive dal regime. Manifestai più volte anche di fronte al Consolato spagnolo contro la dittatura».

Con il passaggio dalla dittatura alla democrazia, gli sforzi politici di Cuqui e di chi frequentava la Promoción Cultural Española (Pce) si sono rivolti sempre più verso il contesto svizzero: «Attraverso l’Asociación de trabajadores españoles emigrantes en Suiza, l’Atees, ci siamo occupati anche di diritti degli stranieri e di questioni strettamente sindacali come la riduzione dell’orario di lavoro, il sistema pensionistico e tanto altro. Per anni sono stata attiva anche in gruppi femministi». L’attivismo di Cuqui e di molte altre lavoratrici spagnole non è stato semplice, ma la solidarietà del Punto ha certamente aiutato.

Enriqueta Requena, un’altra veterana del locale spagnolo, ricorda: «Per me lavoratrice Migros prima e parrucchiera indipendente poi, non era semplice fare politica, però alla Pce eravamo organizzate benissimo: quello che oggi è un magazzino di bevande era ieri uno spazio pensato per i nostri bambini e la loro custodia. Durante le riunioni o le iniziative culturali c’era sempre qualcuno che se ne occupava». Alla Pce di allora, infatti, si discuteva di politica, ma si faceva tanto altro. Noni Acera, arrivata in Svizzera negli anni Ottanta per raggiungere i genitori, lo ricorda bene: «C’erano gruppi di lettura,
teatro, feste, la cucina e il bar sempre aperti, insomma era un locale pensato anche per stare e crescere insieme. Io ero di sinistra ma non militante, ma per me la Pce era un punto di riferimento». Con l’arrivo dei comunisti italiani, la Pce si è trasformata in Punto de encuentro e in seguito si è di nuovo riempita di giovani militanti. Tra di essi Yolanda Candela, oggi segretaria sindacale Unia a Zurigo, un tempo molto attiva in seno all’associazione spagnola Marea granate: «Con la crisi del 2008, gli spagnoli hanno cominciato di nuovo a emigrare. Molti di noi in Svizzera si sono attivati politicamente. La presenza del locale è stata fondamentale per portare avanti le nostre battaglie a Zurigo». Grazie alla nuova migrazione, il Punto ha potuto resistere in questi ultimi anni e può pensare ancora in grande per il futuro.

 

 

Pubblicato il 

29.01.24