Ogni società degna di questo nome si occupa e preoccupa della scuola e della buona formazione dei suoi giovani. Va detto allora che la scuola ticinese è una scuola ad alto rendimento perché costa meno rispetto a quasi tutti gli altri Cantoni svizzeri e i risultati ottenuti (per numero di maturità liceali e professionali, per numero di laureati ma anche per le competenze in matematica nella scuola dell’obbligo) vedono il Ticino collocarsi nei primi posti in classifica. Una bella cosa. Di fronte a ciò la politica ticinese che fa? Non solo non fa quegli interventi che sarebbero invece necessari, ma decide addirittura di peggiorare la scuola!

 

La scuola infatti è fatta soprattutto dai docenti, dal numero degli stessi (che concretamente si traduce nel numero di allievi per classe e quindi dell’attenzione riservata al singolo allievo), dai compiti a loro assegnati e dalla qualità della loro formazione. In tal senso si peggiora la scuola in modo sistematico e pianificato quando si decide di risparmiare sul numero dei docenti tagliando del 20% la sostituzione dei partenti dal 2024 in avanti.

Certamente un “saggio” modo di guardare e investire nel futuro! C’è allora da chiedersi cosa significhi per PLRT, Centro e Lega in particolare “preoccuparsi” dei giovani. Di fronte alle certificate difficoltà che stanno vivendo molti di loro, al riversamento inevitabile di queste difficoltà dentro la scuola, oltre che nei servizi sociali, alla complessità crescente della società cosa propongono? Ma di tagliare il numero dei docenti, diminuendo così la capacità di risposta della scuola a questi bisogni e di caricare maggiori responsabilità e oneri sulle spalle dei docenti. Un allarme che è stato lanciato dalla consigliera di Stato Marina Carobbio durante l’ultima riunione del Gran Consiglio, che ha comunque deciso a maggioranza di mantenere questa misura pur ridimensionandone gli effetti grazie a questo appello.

 

A questo si aggiunge poi la preparazione dei docenti sul piano didattico-pedagogico, oltre che di conoscenza e possesso della materia insegnata garantiti dai criteri di assunzione.

Di fronte alle difficoltà sociali e personali vissute dai giovani, alle tante sfide in atto nella società, all’inevitabile accresciuto carico di lavoro che si aggiungerà a quanto già oggi sulle spalle dei docenti, credo sia necessaria una seria riflessione sulla necessità di una maggiore concretezza nelle proposte formative rivolte ai docenti, focalizzando meglio il lavoro sulla didattica della materia, oltre che sulla didattica e pedagogia generale.

Perché non basta conoscere la propria materia per saperla insegnare! Se infatti l’obiettivo è quello (e deve essere quello) che tutte e tutti gli allievi acquisiscano le conoscenze, oltre che le competenze, a loro necessarie per essere cittadine e cittadini liberi, coscienti e responsabili o che possano raggiungere gli obiettivi prefissati dai loro percorsi formativi, allora il saper modellare l’insegnamento e la materia a misura di tutti è così importante da divenire prioritario.

Pubblicato il 

28.02.24
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