Si chiama “Iniziativa per l’applicazione del diritto e dell’ordine”, ma tutti la conoscono come “Anti-Chaoten-Initiative”, l’iniziativa “contro i teppisti”, in votazione (unitamente ad un controprogetto) il prossimo 3 marzo a Zurigo. L’hanno voluta i Giovani Udc, più aggressivi che mai nei dintorni della “rossa” Zurigo, e avrebbe conseguenze nefaste sul diritto a manifestare e a esprimere dissenso in tutto il Cantone.

 

L’iniziativa popolare cantonale chiede che le manifestazioni siano soggette ad autorizzazione. In caso di manifestazioni illegali, chiede anche che i costi delle operazioni di polizia e dei danni alle proprietà siano ripartiti tra gli organizzatori e i partecipanti. Lo stesso vale per le interruzioni delle manifestazioni autorizzate. Infine, pretende anche che i costi di sgombero delle proprietà occupate siano addebitati alle persone e alle organizzazioni coinvolte. Per Manuela Schiller, avvocata e militante dell’Alternative Liste, «si tratta di un’iniziativa che difficilmente sarà traducibile in un testo di legge compatibile con la Costituzione e altre forme di diritto superiore». Inoltre, aggiunge Schiller, «è un’iniziativa che s’inserisce anche all’interno di un conflitto più ampio che riguarda la città di Zurigo e il Cantone. Attraverso iniziative e leggi cantonali, infatti, i partiti borghesi e le destre cercano di minare l’autonomia della città che notoriamente è ben più progressista rispetto ai comuni attorno. Questa iniziativa è pericolosa, così come il controprogetto presentato dal governo». Il controprogetto, appoggiato anche dal Parlamento cantonale, riprende le due richieste principali dell’iniziativa in forma soltanto più moderata: chiede che le manifestazioni siano soggette ad autorizzazione e le operazioni straordinarie di polizia siano addebitate ai responsabili, ma solo se hanno agito intenzionalmente. La controproposta non avanza alcuna richiesta per quanto riguarda i danni alla proprietà e le occupazioni abusive.

 

L’opposizione sociale

Secondo Patrick Walder di Amnesty International, «entrambi i testi minacciano la libertà di espressione e di riunione e costituiscono un attacco ai nostri diritti garantiti, penalizzano la partecipazione giovanile e influiscono sulla mobilitazione popolare». In una conferenza stampa a inizio febbraio, si sono fatte sentire diverse organizzazioni della società civile che, insieme alle sinistre cantonali, si oppongono con forza all’iniziativa. Anche l’Unione sindacale di Zurigo si è schierata sia contro la proposta Udc, sia contro la proposta del governo cantonale. Anche quest’ultima potrebbe scontrarsi con il diritto superiore perché in contraddizione con principi di base della democrazia. Anche Walder è dello stesso parere: «Secondo il diritto internazionale, le autorità non devono subordinare il diritto alla libertà di espressione e di riunione a un’autorizzazione. Finché una manifestazione si svolge pacificamente è protetta dalla libertà di riunione, anche se non è stata oggetto di autorizzazione». Aggiunge poi che «spetta alle autorità e non a chi manifesta garantire la sicurezza durante le manifestazioni. Le attività di mantenimento dell'ordine pubblico durante un raduno non devono comportare costi per chi organizza o partecipa alle manifestazioni». In un momento storico in cui la protesta giovanile è diventata ancora protagonista, questa iniziativa sembra rivolta soprattutto a loro, in particolare alle attiviste e agli attivisti per il clima. Iris Menn, direttrice di Greenpeace Svizzera, afferma: «È grazie agli attivisti per il clima che questo tema è nell’agenda globale. Se vogliamo proteggere le condizioni necessarie alla vita sulla Terra, dobbiamo proteggere la libertà di espressione e di riunione».

Pubblicato il 

23.02.24
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