L'editoriale

Le lavoratrici e i lavoratori, le famiglie e i pensionati di questo paese fanno sempre più fatica a far fronte alle spese correnti mensili, perché il costo della vita aumenta continuamente mentre i salari sono fermi al palo, anzi diminuiscono in termini reali. Complice l’attitudine di un padronato che usa i suoi profitti per ingrassare manager e azionisti ma non per aumentare i salari e adeguarli al rincaro. Tra un paio di settimane ci verrà comunicata una nuova, ennesima stangata sui premi per l’assicurazione malattie, che nel 2024 si prevede aumentino di un altro 10 per cento: una situazione sempre più insostenibile, ma di cui la politica se ne lava semplicemente le mani rifiutando ogni misura tesa ad alleggerire questo pesante fardello sulle spalle dei cittadini. Sono due considerazioni ormai quasi banali perché descrivono una situazione che ciascuno può misurare sulla propria pelle, ma che vanno ribadite. Perché non ci si può rassegnare. E tutto questo non può durare in un paese con i mezzi e la ricchezza della Svizzera. C’è urgenza di agire.

Di qui la mobilitazione sindacale che prende avvio con la manifestazione nazionale per il potere d’acquisto di sabato 16 settembre a Berna, un’occasione per alzare la voce, per fare nomi e cognomi dei responsabili, ma anche per ribadire che un’altra via è possibile. La ricchezza non manca, ma è distribuita in maniera sempre più iniqua e le disparità salariali si aggravano (oggi si contano più di 4.000 persone con salario superiore a 1 milione di franchi, ossia quasi il triplo rispetto a vent’anni fa). È tempo di aumenti generalizzati dell’ordine del 5 per cento, sottolinea l’Unione sindacale in vista dei negoziati salariali per il 2024 ribadendo che la compensazione del rincaro deve tornare ad essere la regola nei contratti collettivi e in tutti i contratti di lavoro. Le imprese dispongono delle risorse più che sufficienti per difendere il potere d’acquisto delle salariate e dei salariati e negoziare con i sindacati contratti dignitosi.


Ma non è solo il padronato a non aver sin qui fatto la sua parte di fronte alla perdita del potere d’acquisto e all’impoverimento dei salariati. La politica fa altrettanto male, se non peggio. Un esempio paradigmatico è l’assenza totale di risposte di fronte all’esplosione dei premi per l’assicurazione malattia, una spesa che strangola le famiglie e che si fa via via insostenibile per un numero sempre maggiore di persone. La problematica, in cima alle preoccupazioni dei cittadini, necessita evidentemente soluzioni radicali, come quelle di una cassa malati unica e pubblica e di un sistema di finanziamento con premi proporzionali al reddito e alla sostanza, che inevitabilmente prima o poi torneranno al centro del dibattito. Nel frattempo vanno però adottate misure per contenere i danni, per rendere il fardello dei premi sopportabile per la popolazione, per esempio con un generoso aumento dei sussidi. Ma nemmeno su questo fronte si registrano progressi: basti pensare alla recente bocciatura da parte della maggioranza di centro-destra del Parlamento federale di qualsiasi misura di alleggerimento della spesa per i premi di cassa malati, di cui si è discusso a margine dell’iniziativa popolare del Partito socialista che mira a limitare al 10% del reddito disponibile l’incidenza dei premi. E questo avviene a pochi giorni dall’annuncio (ormai scontato) di una nuova stangata per il 2024, quando una famiglia di quattro persone arriverà a pagare più di 15.000 franchi all’anno di assicurazione malattia, ossia quasi 2.000 franchi in più di quanto sborsava l’anno scorso, quando i premi erano già a livelli esorbitanti.
Se consideriamo poi che nel contempo crescono anche le spese per mangiare, per l’affitto, per l’elettricità, il gas e il carburante, per usare i mezzi pubblici, così come le tariffe postali e i servizi, si ha facilmente la misura di quanto sia urgente agire. Agire nell’interesse della maggioranza della popolazione e non di una minoranza di ricchi, come vorrebbe la destra estrema dell’Udc che arriva addirittura a proporre − per voce di una sua autorevole esponente come la consigliera di Stato zurighese Natalie Rickli − l’abolizione dell’obbligo assicurativo in favore di un regime in cui solo chi se lo può pagare avrebbe il diritto di curarsi.

Pubblicato il 

14.09.23
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