Io voglio quel posto in consiglio federale. Se gli altri fanno gli gnorri mi porto la seggiola da casa. Il popolo mi vuole bene, anch’io mi voglio bene e questa formula magica non ha più senso. Cosa significa questo superato “abracadabra”? Siamo diventati tutti maghi e streghette? Torniamo alla ragione. L’economia ristagna e il bilancio statale fa acqua. Cominciamo a tagliare i rami secchi del parlamento. Io sfronderei soprattutto a sinistra perché è una parte di azionariato troppo indulgente con la clientela. Il mercato è duro, la concorrenza è agguerrita. Una gestione bonacciona ci manderà in malora. Ci sta già mandando in malora. E il popolo mi dà ragione. Veniamo al Consiglio di amministrazione. Escluderei subito modifiche statutarie: manteniamo invariato il numero dei consiglieri. Sono le persone che non vanno proprio. Vi sembrano incarnare il volto di un managerismo rampante e vittorioso? Sono usurpatori viziati e mollaccioni. Allora, per prima cosa si fanno un po’ di pulizie in casa. Via gli esponenti della destra moderata: fuori Pascal Couchepin e Moritz Leuenberger. Il centro è ridotto uno scolo da dove defluiscono voti. Via il professorino democristiano, Joseph Deiss. E le donne? È un governo o è un circolo del ricamo? Tra l’altro se le donne si ritirassero dal mercato del lavoro avremmo risolto anche il problema dell’occupazione. Scusate se è poco. Quindi leviamoci dalle scatole la guerrigliera radical-chic, Micheline Calmy-Rey e quell’altra starnazza democristiana Ruth Metzler, buona solo a imbarcare asilanti. Manca qualcuno? Mi dimentico sempre il nome del settimo consigliere… Una volta tolti di mezzo prendo possesso del trono elvetico e nomino sei ministri di mia fiducia. Poi vedete come marciamo veloci, d’amore e d’accordo. E questa Svizzera ricomincerà a far utili. Naturalmente da principio è imperativo tirare la cinghia. Faccio un appello al popolo (non può che darmi retta!): bisogna evitare d’ora in avanti di eleggere i consiglieri per un secondo mandato così non avranno diritto alla pensione d’oro. Una legislatura è sufficiente per provare l’ebbrezza della vita di governo. Quindi aboliamo gli stipendi dei consiglieri. Chi vuol far politica deve accontentarsi della gloria. Non è giusto che uno diventi ricco facendo politica. La ricchezza dev’essere un premio dell’astuzia non della fortuna bislacca di essere stati eletti per chissà quale capriccio plebeo. Quanto ai parlamentari, fine delle indennità. Se vogliono possono acquistare un quota-partecipazione dell’azienda-stato. Considerandola finalmente cosa loro la smetterebbero di votare crediti assurdi o di perseverare in politiche antieconomiche. I dividendi sono miei perché ho avuto l’intuizione, quella sì, magica di avviare un nuovo corso. Ecco come risolleverei le sorti della nostra Svizzera. Deve ridiventare un’azienda florida e smettere di rivestire il ruolo di un istituto di beneficenza nazionale e internazionale.

Pubblicato il 

21.11.03

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