Area si è occupata a più riprese del settore orologiero svizzero che si può tranquillamente identificare con l’impero Swatch. Un gigante dell’orologeria in buona salute che continua a fare utili (vedasi box sotto). Profitti conseguiti anche grazie ad una sorta di “outsourcing” che avviene però all’interno dei confini elvetici, più precisamente in quel Cantone dove è ancora possibile pagare 9 franchi lordi all’ora un’operaia (area n.46 del 14 novembre 2003). Stiamo parlando del Ticino, terra di imprese che vivono grazie al frontalierato e che accolgono a braccia aperte le commissioni del gruppo Swatch. Oltre Gottardo vengono prodotti meccanismi ed effettuate le operazioni ad “alto valore aggiunto” mentre al Sud è assegnato il compito di assemblare gli orologi “made in Switzerland”. A rinforzare il sospetto che il gigante svizzero punti ad un abbassamento dei costi della manodopera vi è anche la decisione di spostare la logistica da Bienne a Taverne (area n.4 del 23 gennaio 2004 ed area n.10 del 10 marzo 2004), dove i lavoratori potranno essere assunti senza l’ingombro di un contratto collettivo di lavoro e a paghe nettamente più basse. Ma dietro all’impresa anonima c’è anche una famiglia che tiene le redini del gigante, la famiglia Hayek. Ufficialmente in sella si trova Nicolas junior anche se da molte parti viene fatto notare che la vera mente è Nicolas senior. Area ha cercato di capire quale è il ruolo dei due Nicolas, e degli altri componenti della famiglia, all’interno della multinazionale. Chi tiene le redini di Swatch Group? Nicolas Hayek senior o Nicolas Hayek junior? Il settimanale economico Cash ha rimesso la questione sul tappeto, alcuni giorni fa, provocando la reazione, sdegnata, dei vertici dell’azienda. Secondo la pubblicazione Nicolas Hayek padre, fondatore dell’impero elvetico degli orologi, avrebbe ripreso il timone del marchio Swatch, scippandolo dalle mani del figlio. La notizia è, naturalmente, aria fritta per un portavoce della ditta di Bienne, che ha risposto definendola «priva di fondamento». Lo speaker del gruppo si è anche lamentato delle insinuazioni che la stampa diffonderebbe, con troppa frequenza, sulle presunte invasioni di Nicolas senior, 76 anni, nel campo di “Nick” junior, 50 anni. Il padre è presidente del consiglio di amministrazione e, come tale, rimane il grande stratega dell’azienda.Nel 2003 il figlio è stato invece insignito (dal papà, s’intende) con i gradi di direttore esecutivo di Swatch Group e amministratore delegato del marchio Swatch, quello degli orologini di plastica, il prodotto che ha spinto l’azienda sulla vetta del mercato mondiale. E dopo la suddivisione del potere ognuno è rimasto saldamente al suo posto, vuol far capire il comunicato ufficiale diramato poche ore dopo la sortita di Cash. Patti chiari, dunque, e lungo affetto paterno. Ad ogni buon conto, gerarchicamente parlando, la funzione di Nicolas senior, nato in Libano nel 1928 da padre americano e madre cristiano-maronita, è e rimane la sorveglianza di “junior”, ricalcando di fatto lo schema famigliare sul funzionamento dell’azienda. Tutte le decisioni passano al vaglio del genitore ma, si dice, le idee di Nick piacciono e contano : sono cioè alla base della nuova dirigenza del gruppo. Pochi credono, però, che le cose vadano realmente in questo modo. Analisti, commentatori e giornalisti sembrano non avere dubbi: Nicolas senior è una personalità ingombrante che tende ad adottare, spesso, troppo spesso, un comportamento dirigista e controllore. Nicolas junior è, invece, un uomo riservato, quasi timido, ma sicuramente incline al gioco e allo scherzo, due modalità caratteriali che il padre non esterna più di tanto. E se due più due continuano a fare quattro, Nicolas senior continuerebbe, dunque, a farla da padre-padrone, lasciando comunque al figlio lo spazio e il tempo per dedicarsi alla sua passione, il cinema. Hayek junior è stato attore, negli anni 80 e 90, in due film, “The Land William Tell” e “Family Express”, con Peter Fonda. Oggi è, soltanto, un appassionato cultore. Che può contare sul sostegno della madre, Marianne: una personalità chiave di cui si sa poco o nulla, se non che senza di lei «quel vulcano del marito si sarebbe spento da tempo», si legge nella rivista economica romanda Bilan. Nelle decision importanti c’è anche la figlia Nayla, responsabile delle relazioni con il Medio-Oriente, allevatrice di cavalli, e madre di Marc Alexandre, oggi direttore di Blancpain. Ed è – dicono – grazie all’affiatamento tra i membri della famiglia che la dinastia Hayek regna sul mondo dell’orologeria, dove intende mantenere per lungotempo il primissimo rango. Una posizione che il gruppo ha raggiunto imponendo una strategia aggressiva e spregiudicata. Ma, come spesso accade quando si agisce con troppa irruenza e foga commerciale, arriva il momento di rendere i conti. E l’azienda è, guardacaso, attualmente sottoposta ad un’inchiesta della Commissione della concorrenza (Comco) per abuso di posizione dominante nella produzione di movimenti per orologi. Un settore produttivo su cui Swatch Group ha fatto man bassa tramite una campagna di acquisti condotta a tamburo battente. Tra le perle che l’azienda è riuscita ad infilare nella sua collana c’è la Eta Sa, a Grenchen, nel Canton Soletta. Circa due anni fa, dietro volontà dei vertici di Swatch Group, la filiale ha comunicato ai clienti che avrebbe diminuito la fornitura di componenti, progressivamente, fino all’interruzione totale, nel 2006. Ma c’è di più : la Eta ha assortito questa decisione con un aumento dei prezzi fino al 25 per cento. Alcuni affermano che si è trattato di un modo, per l’azienda della famiglia Hayek, di strozzare il mercato interno con effetti disastrosi per i clienti-concorrenti che, naturalmente, si sono ribellati. Una trentina hanno inoltrato denuncia alla Comco, indignati dal comportamento monopolista di Swatch, chiedendo misure cautelari. La commissione ha aperto un’inchiesta e ha costretto la fabbrica di Grenchen a proseguire la fornitura di meccanismi per tutta la durata delle indagini. E riguardo al sospetto di posizione monopolistica le cifre aiutano a vederci chiaro. L’industria elvetica produce annualmente circa 2,7 milioni di orologi meccanici: e, nella maggior parte, il meccanismo di base, detto “cuore” è prodotto proprio dall’Eta. Come dire che Swatch Group tiene in vita l’intero mercato svizzero. Per giustificare la decisione di sospendere la fornitura di “cuori”, Nicolas senior, considerato come il “salvatore” dell’orologeria svizzera, ha spiegato che questo meccanismo, montato da concorrenti (che sono anche clienti), viene usato per la produzione di orologi contraffatti. È un motivo nobile, che il fondatore di Swatch Group, evoca come garanzia della qualità della produzione made in Switzerland. Ma è paradossale poiché genera guai grossi per circa trenta fabbriche rossocrociate e mette in pericolo un migliaio di posti di lavoro in Svizzera. Ma i tempi sono difficili e la concorrenza è rude. E quando c’è guerra, si dice, c’è guerra per tutti. I ricavi del gruppo sono in arretramento da circa tre stagioni e se, l’anno scorso, ha registrato un buon risultato, l’azienda ha bisogno più che mai dell’intervento di Nicolas Hayek senior. Della sua esperienza e sagacia. Il trasferimento della logistica da Bienne a Taverne è una misura che il gruppo ha per esempio adottato per dimezzare i costi. Ma non è e non sarà l’unica. Anche perché, ormai, la parola d’ordine è “muoversi con cautela”. Difficile per un gigante come Swatch Group, al cui servizio sono impiegati 20 mila lavoratori, a fronte di un volume d’affari di circa 4 miliardi di franchi svizzeri. Ma necessario. Le fonti di “instabilità commerciale” si chiamano Sars, terrorismo internazionale. Ma anche “neutralità” e guerra in Iraq. Proprio così : quando gli Stati Uniti hanno sferrato l’attacco, un anno fa, contro il regime di Saddam Hussein, Nicolas senior ha dovuto cessare le forniture di cristallo di quarzo da parte della filiale Swatch Micro Crystal all’impresa statunitense Honeywell. L’azienda sapeva che sarebbero stati utilizzati per fabbricare le famose smart-bombs. L’interruzione delle consegne non è affatto piaciuta a Washington che ha fatto scattare sanzioni contro l’export elvetico. E ci è voluta l’opera diplomatica dei consiglieri federali Joseph Deiss (economia) e Micheline Calmy-Rey (esteri) per calmare le acque. Ma anche l’arguzia di Nicolas Hayek senior che ha dato una buona mano al governo svizzero, facendo funzionare la rete di relazioni che ha intessuto da anni al servizio dell’azienda. L’incidente non è casuale: il fatto è che Swatch Group ha le mani in pasta dappertutto, nel ramo degli orologi di lusso (vedi riquadro), di quelli a basso e medio costo, nelle telecomunicazioni, nell’oggettistica da ufficio e casa e, se non fosse andata buca, oggi esisterebbe anche una Swatchmobile. Come per ogni azienda globale la strategia consiste nel diversificare le fonti di reddito. Ma c’è il rischio che non sia sufficiente perché gli spazi di manovra sono stretti e il mercato, che arriva pian pianino a saturazione, regge soltanto grazie ai ricavi provenienti dal settore “lusso”. Cosa fare per assicurare l’avvenire dell’azienda? In un primo momento la soluzione è chiara: tagli e misure d’economia. Poi si vedrà. Ma secondo gli analisti la carta vincente si chiama innovazione. Ed è in questo campo che Nick junior ha qualcosa da dire. L’erede della dinastia ha già mostrato d’aver talento e competenze per creare nuovi prodotti, alleando la tradizione al futuro, creando lancette internet e quadranti numerici. Sarà allora la rivincita del figlio sull’ingombrante padre. Con una laurea in matematica, fisica e chimica, Nicolas Hayek fonda, nel 1957, l’ufficio di consulenza per imprese Hayek Engineering. Nel 1984 lancia l’orologio Swatch, che conoscerà un successo mondiale qualche anno dopo. Nel 1986 è amministratore delegato della Smh (Société suisse de microélectronique et d’horlogerie), nata a Bienne, nel 1983, dall’unione della Ssih e Asuag. Ed è nel 1998 che comincia l’opera di espansione di Swatch Group, seguendo un piano d’azione che molti definiscono oggi come un esempio d’ingegneria industriale e finanziaria. L’azienda controlla tutte le tappe di fabbricazione, dal più piccolo componente all’orologio finito. E in questo modo tiene i concorrenti per il colletto, compresi Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennesy) et Richemont. La scalata verso la cima del mercato mondiale è stata costruita tramite acquisizioni prestigiose: la marca Breguet, con i suoi atelier della Vallée de Joux, è uno dei vanti di Nicolas senior che ha coronato il sogno di sedersi sulla poltrona del genio degli orologi, Abraham-Louis Breguet. Nel settore dei componenti il gruppo è leader incontrastato dei cosiddetti “movimenti”. Elettronici e meccanici: Eta, Frédéric Piguet, Nouvelle Lémania). Micromeccanici: Valdar, in spirale: Nivaron-Far. Microelettronici: Em-Microelectronic, Micro Crystal, Oscilloquartz, Renata, Lasag, ecc. Nel settore lusso è proprietaria dei marchi Breguet, Blancpain, Glashütte, Jaquet-Droz, Léon Hatot. Seguono poi : Omega, Rado, Longines, Tissot, cK, Watch, Certina, Mido, Hamilton, Pierre Balmain, Swatch, Flik Flak, Lanco, Endura.

Pubblicato il 

02.04.04

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato