L'analisi

“È quasi un cimitero” con cumuli di corpi dentro e fuori l’ospedale al-Shifa di Gaza, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità. In particolare, secondo le Nazioni Unite, decine di bambini prematuri che avrebbero bisogno di un’incubatrice e 45 pazienti in dialisi non possono essere curati correttamente per l’assenza di elettricità. I medici dell’ospedale al-Shifa hanno fatto sapere che 32 pazienti, fra cui tre bambini nati prematuramente, sono morti per mancanza di cure adeguate.

 

L’esercito israeliano (Idf) ha accusato Hamas di aver posizionato una sua centrale operativa in un tunnel sotto l’ospedale. Il portavoce di Idf, Daniel Hagari, che ha visitato l’ospedale al-Rantisi, ha parlato di “prove evidenti” che Hamas usa “gli ospedali come strumento di guerra”.

 

Dagli attacchi dello scorso 7 ottobre sono 1.200 gli israeliani uccisi, e oltre 200 i civili presi in ostaggio da Hamas, mentre 11mila, di cui 4.500 bambini, sono i palestinesi uccisi negli attacchi israeliani. E così ospedali e infrastrutture mediche sono diventate la linea del fronte a Gaza. Dopo l’attacco all’ospedale al-Ahli del 15 ottobre scorso, costato la vita a centinaia di persone secondo Hamas, mentre gli ospedali al-Quds, al-Rantisi e al-Nasr non sono più operativi. Non è intenzionato ad essere evacuato invece il personale medico dell’ospedale indonesiano di Gaza, mentre sono oltre cento i morti tra i dipendenti delle Nazioni Unite operativi nella Striscia dall’inizio del conflitto. Gli attacchi israeliani hanno colpito anche i campi profughi a Gaza di Nuseirat e Jabalia, causando decine di vittime.

 

«Siamo di fronte a qualcosa di simile a politiche di genocidio che non possono essere comparate con nessuna altra azione o attacco che Israele abbia inflitto negli anni passati contro la Striscia di Gaza», ha spiegato lo storico dell’Università di Exeter, Ilan Pappé, in un’intervista per area. Il presidente Usa, Joe Biden, chiedendo pause umanitarie per permettere la cura dei feriti, ha auspicato azioni israeliane «meno intrusive» sottolineando la necessità di proteggere le strutture sanitarie. Mentre il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha assicurato che dopo gli attacchi del 7 ottobre Hamas non potrà più restare al potere a Gaza.

 

Dal canto suo, dopo la visita del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, il presidente iraniano, Ibrahim Raisi, ha partecipato al summit della Lega araba di Riyad in Arabia Saudita dicendo che bisogna passare «dalle parole ai fatti» a Gaza. L’Iran ha un’influenza regionale significativa sul cosiddetto “fronte della resistenza” anti-israeliano, composto da Hamas, jihad islamica e dal movimento sciita libanese Hezbollah. Infine, la Turchia di Erdoğan vuole giocare un ruolo di mediazione nel conflitto per la sua vicinanza ideologica all’islamismo politico di Hamas e ha accusato Israele di violazione dei diritti umani.

 

In realtà, Ankara ha intensificato i suoi attacchi contro i curdi mentre l’attenzione mediatica è altrove. E così, l’esercito turco prosegue con continui raid contro i combattenti del partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord della Siria e dell’Iraq. In questo caso la giustificazione addotta dall’esercito turco è legata alle presunte responsabilità del Pkk nell’attentato ai palazzi governativi di Ankara in cui due ufficiali di polizia sono stati feriti lo scorso ottobre.

 

Tra le 150 località colpite dai raid, secondo fonti curde, figura il centro medico di Skeiniya, mentre sono state tagliate le forniture elettriche ad al-Hasakeh. Si tratta dell’ottava struttura sanitaria colpita in raid turchi negli attacchi contro i curdi perpetrati tra il 2018 e il 2023. Secondo Reuters, negli ultimi cinque anni, sono stati oltre 6mila i raid turchi contro i curdi in Siria e in Iraq in 240 diverse località tra i due paesi.

Pubblicato il 

16.11.23
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