Politica

L’ecologismo opportunista dell’UDC e l’altra Svizzera possibile

Mentre l’UDC ha appena consegnato le firme per una nuova iniziativa contro l’immigrazione, a Ginevra si apre la campagna a favore del diritto di voto degli stranieri. E la raccolta firme per l’Iniziativa per la democrazia procede spedita

È arrivata puntuale l’ennesima iniziativa ammazza-diritti dell’UDC. La strategia per sostenerla, come una sorta di variazione sul tema, è sempre la solita: identificare un problema, presunto o reale, e trovare subito dopo un capro espiatorio fittizio da immolare alla causa. Il capro espiatorio in questione è sempre e comunque privo di passaporto rossocrociato. Questa volta l’UDC si è travestita da partito ecologista e ha deciso che i problemi della Svizzera sono il sovrappopolamento, il consumo di suolo, il deterioramento dell’ambiente.

La sua nuova iniziativa si chiama “No a una Svizzera da 10 milioni – stop all’immigrazione di massa” e si scaglia contro le mobilità verso la Svizzera e in particolare contro “il caos nel settore dell’asilo”. Il testo chiede che la popolazione residente permanente in Svizzera non superi i dieci milioni entro il 2050. Questo dovrebbe avvenire tramite l’inserimento di un nuovo articolo nella Costituzione federale sullo sviluppo demografico sostenibile. In seguito, il Consiglio federale dovrebbe fissare un limite basato sull’eccedenza delle nascite. Se 9,5 milioni di persone vivranno nel Paese prima del 2050, il Consiglio federale e il Parlamento dovranno prendere provvedimenti urgenti. Le persone ammesse temporaneamente non potrebbero più ottenere un permesso di soggiorno permanente o essere naturalizzate. Anche il ricongiungimento familiare sarebbe fortemente limitato. La Svizzera dovrebbe quindi rinegoziare gli accordi internazionali che comportano un aumento della popolazione e con tutta probabilità rescindere l’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione Europea. Per Hilmi Gashi, responsabile nazionale Unia per la migrazione, «si tratta dell’ennesima trovata propagandistica dell’UDC». E aggiunge: «Dicono di voler tutelare l’ambiente, ma sono per l’ampliamento della rete autostradale, a favore del traffico privato e delle villette monofamiliari e cercano di boicottare qualsiasi norma che vada seriamente a contrastare il cambiamento climatico. Il loro obiettivo è ridurre i diritti delle persone senza passaporto, operare una stretta ulteriore sull’asilo e fare cassa con le paure di una parte della popolazione».  

 

L’alternativa dei diritti e della partecipazione

C’è però un’altra Svizzera che si muove in una direzione completamente opposta. A Ginevra si voterà a giugno per concedere agli stranieri residenti da almeno otto anni il diritto di voto a livello cantonale. L’iniziativa chiamata “Une vie ici, une voix ici” (una vita qui, una voce qui) mira ad ampliare e rafforzare la base popolare della democrazia ginevrina concedendo i diritti politici nelle questioni cantonali ai residenti stranieri. Oggi, il 40% dei residenti del Cantone Ginevra non ha voce in capitolo quando si tratta di decidere su questioni essenziali per la vita pubblica. Questa iniziativa porterebbe a tre il numero di cantoni romandi all’avanguardia in materia di democrazia: a oggi solo il Giura (dal 1979) e Neuchâtel (dal 2001) prevedono il diritto di voto (ma non di eleggibilità) per gli stranieri a livello cantonale.

 

Sul fronte dei diritti e, indirettamente, dell’allargamento della partecipazione c’è anche l’Iniziativa per la democrazia, la cui raccolta firme procede spedita in tutta la Svizzera. Si tratta di un’iniziativa popolare che mira a facilitare la naturalizzazione e a renderla meno arbitraria rispetto a oggi: il testo prevede 5 anni di soggiorno legale in Svizzera e la conoscenza di base di una lingua nazionale per diventare svizzeri. 

Agnese Zucca, del comitato ticinese dell’iniziativa, ci aggiorna su quella che è la situazione della raccolta firme a livello nazionale: «A oggi sono state raccolte circa 60.000 firme con un tasso di nullità del 12%. Siamo quindi più o meno a metà del percorso. In Ticino la raccolta sta andando molto bene. Ora occorre però uno sforzo collettivo per arrivare a quota 100.000 firme entro il 23 novembre. Alcuni contesti, come Ginevra, sono stati molto impegnati a favore o contro altre iniziative, ma credo che ora potranno davvero aiutarci a fare un salto in avanti con la raccolta. L’accettazione eventuale dell’iniziativa locale ginevrina, inoltre, potrebbe anche avere un effetto positivo anche per noi. Speriamo davvero».

 

Nella foto Agnese Zucca (sulla destra) con Mario Amato (SOS Ticino) e l'avvocata Rosemarie Weibel del comitato ticinese dell'iniziativa per la democrazia durante una raccolta firme

Pubblicato il

08.04.2024 15:53
Mattia Lento
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