La materia è complessa ma vale la pena fare lo sforzo di capirla almeno un po’, perché siamo alla vigilia di un’importante votazione in cui sono in gioco gli interessi della maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori di questo paese: parliamo di previdenza professionale e del referendum del 22 settembre sulla revisione di legge LPP21 varata dalla maggioranza borghese del Parlamento seguendo i “diktat” della potente lobby della finanza e degli assicuratori. E ignorando le urgenze del paese, che sono dei salari e delle pensioni dignitose. È così uscita una riforma che va nella direzione esattamente opposta a quella che si imporrebbe.

 

Le rendite del 2° pilastro sono in caduta libera da anni e i futuri pensionati non saranno risparmiati da questa tendenza, perché con lo stesso capitale accumulato durante la vita lavorativa si ottiene una pensione sempre più magra. E tirare avanti, in un contesto di forte inflazione e con i premi di cassa malati in costante ascesa, è sempre più dura per un numero crescente di pensionati. Ma cosa fa il Parlamento di fronte a questa situazione? Decide una riforma con la quale si va ad alleggerire ulteriormente le buste paga dei lavoratori attraverso un aumento dei contributi al 2° pilastro e le tasche dei pensionati con una riduzione delle rendite.

 

Una vera e propria mannaia per la stragrande maggioranza delle persone che vive del proprio lavoro e soprattutto per le donne, per le quali la LPP21 è una vera e propria presa in giro. Alla vigilia della votazione del 2022 che ha sancito l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per tutti, la politica aveva propagandisticamente promesso “in cambio” aumenti delle rendite, nel quadro della LPP21. Una riforma in cui sono state inserite alcune apparenti migliorie, come la facilitazione dell’accesso a questa assicurazione sociale per le persone impiegate a tempo parziale, ma combinate con misure di smantellamento delle prestazioni. Il che significa pagare di più a fronte di rendite invariate e persino più basse.

 

L’attitudine della maggioranza, allergica a ogni elemento di solidarietà, dimostra ancora una volta come la destra sia soprattutto interessata a preservare gli interessi degli istituti finanziari e assicurativi che fanno enormi profitti sulle nostre pensioni e a indebolire invece un’assicurazione sociale come il secondo pilastro così che le persone siano spinte a investire in un 3° pilastro, assicurazione privata, per loro ancora più redditizia. La sofferenza che colpisce ampie fasce della popolazione in stato o a rischio di povertà, continua invece a essere ignorata dalla maggioranza borghese, come dimostrano per esempio anche le manovre in atto per cercare di sabotare il finanziamento della 13esima AVS, approvata il 3 marzo. Il 22 settembre serve un altro segnale forte.

Pubblicato il 

21.06.24
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