La macchina da guerra americana dispiegata in Iraq e in Afghanistan incontra gravi difficoltà. Il territorio occupato sfugge in gran parte al controllo delle forze armate, una soluzione politica è ancora un sogno lontano. Ogni giorno qualche soldato perde la vita in un attentato. In questo contesto si fa sempre più insistente il paragone con il Vietnam. Ma che cosa è stato il Vietnam? Finita la seconda guerra mondiale i cinesi invadono i territori del Nord del Vietnam, mentre è in corso una guerra di liberazione nazionale. Ho-Chi-Minh guida le truppe vietnamite contro la potenza coloniale francese, fino a quando non le sconfigge a Dien Bien Phu, nel 1945. La rivoluzione cinese del 1949 trasforma la guerra di liberazione nazionale in un conflitto tra grandi potenze. Gli Usa, che in un primo tempo appoggiavano la politica nazionalista vietnamita, interpretano la presenza cinese e l’appoggio sovietico al governo di Ho-Chi-Minh come una pericolosa espansione comunista in Asia. Nel Sud c’è un regime corrotto e oppressivo che finisce per favorire la nascita di un movimento rivoluzionario armato. Nel 1960 il Fronte nazionale di liberazione raccoglie tutti i dissidenti comunisti, detti Vietcong, ed organizza una guerriglia contro il regime Sudvietnamita appoggiato dagli Usa. Col pretesto di un presunto attacco a navi americane nel Golfo del Tonchino il presidente Johnson ordina massicci bombardamenti sul Nord. Viene schierato mezzo milione di soldati, impiegati soprattutto in operazioni dette di “search and destroy”, cioè cerca e distruggi, nel vano tentativo di annientare la guerriglia. Milioni di contadini sono trasferiti con la forza nelle città. Defolianti e napalm devastano il paese, ma lo stato sudvietnamita non si consolida, né la guerriglia si fiacca. La credibilità americana è al ribasso. L’alto costo in vite umane e in soldi suscita forti contestazioni negli Usa. Nel 1968 i Vietcong scatenano un’offensiva che ridicolizza l’apparato bellico statunitense. Parte una controffensiva, ma il popolo americano non sostiene più la guerra di Johnson. Il 31 marzo 1968 Il presidente annuncia l’avvio di negoziati di pace e anche il suo ritiro dalla politica. Ma la guerra non finisce. Nixon, nuovo presidente, promette di ottenere una “pace onorevole”: vuole almeno garantire la sopravvivenza della stato sudvietnamita. Le truppe Usa vengono gradualmente sostituite con contingenti vietnamiti, mentre il Nord è di nuovo bombardato a tappeto, ma senza risultato. Nel 1973 gli americani ritirano definitivamente le loro truppe. Il 30 aprile 1975 Saigon cade. La sconfitta mette in crisi il ruolo egemone degli Usa fino all’inizio degli anni Ottanta.

Pubblicato il 

19.09.03

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