«Per il partito la questione è chiusa», hanno detto i vertici dell’Udc appena che Roger Etter, dopo le gravissime accuse da parte della procura pubblica, aveva abbandonato mandati e partito. Caso chiuso, dunque? Non mi sembra che si possa archiviare così sbrigativamente questa squallida faccenda. Soprattutto per un motivo: nella nascita della nuova Udc ticinese si è innestata una debolezza genetica. Mi spiego. Negli ultimi decenni l’Udc in Ticino era un partito d’opposizione tradizionale. Il suo presidente e granconsigliere Ulrico Feitknecht aveva tentato di raccogliere gli agricoltori e gli artigiani, ma no ebbe successo e la sua spiccata sensibilità per il territorio gli ha procurato consensi piuttosto al di fuori del suo partito. Quindi ha abbandonato la presidenza e il parlamento nella seconda metà degli anni novanta. Un po’ prima si era costituito un gruppo di persone con idee e aspirazioni marcatamente di destra. Gianfranco Soldati e Alessandro von Wyttenbach, membri dell’associazione “Liberi e svizzeri", già granconsiglieri, non erano più ben visti dal loro partito, il Ppd, rispettivamente il Plrt. Tentarono con alcuni vecchi e nuovi amici, uno era Roger Etter, di copiare il successo di Berlusconi, ma l’esperienza del Polo della libertà fu, alle elezioni del 1995, un fallimento. Nel frattempo l’Udc di Blocher, sempre più aggressiva, avanzava prepotentemente in Svizzera. Il piccolo vascello ticinese, provvisto di un solido aggancio al forte ed organizzatissimo partito svizzero, faceva gola a quel gruppo di persone di diverse provenienze che formava in Ticino una nuova destra agguerrita, ma senza dimora e struttura. Così si impadronirono dell’Udc ticinese e ne cambiarono radicalmente la linea politica. Era impresa facile poiché il timoniere voleva comunque farsi da parte. La conquista del partito, fatto nuovo in Ticino e in Svizzera, avvenne alla maniera di un ostile rilevamento d’impresa. “Il Paese”, il giornale vicino all’Udc, era già dalla loro parte, rinforzato poi dai protagonisti della morente “Gazzetta ticinese”. La nuova comitiva di destra sposò in pieno la politica di Christoph Blocher benché il loro idolo non abbia mai mostrato interesse per la minoranza ticinese: in questo l’Udc si distingue dalla Lega. Quando si affaccia sulla scena politica con una simile irruenza un nuovo partito, esso attira persone che non hanno trovato spazio in quelli tradizionali, e ne attira anche di quelle con grandi ambizioni politiche e smaniose di protagonismo. Militanti di tali caratteristiche possono provocare spiacevoli sorprese e l’Udc ne ha fatto l’esperienza: è inevitabile in un partito con una nascita molto particolare, come era inevitabile nel percorso della Lega. L’Udc ci riserverà altre sorprese, le parole grosse che sono state scambiate in occasione della ripartizione delle commissioni ne sono un’avvisaglia.

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09.05.03

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